
A chi ci ha insegnato che la poesia è una mera produzione letteraria in versi, posso dire che si sbagliava.
Tocchi la poesia quando assapori un dolce, quando sciogli in bocca un gusto nuovo, annusi una pietanza invitante, mordi un frutto, addenti il cioccolato o rompi con i denti un confetto farcito.
La poesia è una faccenda terrena e si chiama cibo.
Un pomeriggio autunnale come tanti mi sono ritrovata a scoperchiare una vaschetta portavivande al cui interno si nascondeva una generosa fetta di crostata alle more.
Mi era già capitato di assaggiarne altre crostate: quella ai fichi appena colti, quella con dentro la marmellata, quella al cioccolato.
La crostata alle more era una delle tante e, come le precedenti, una volta messa in bocca aveva il potere di scacciare via qualsiasi pensiero, di sgombrare la mente per farti fluttuare in un mondo fantastico fatto di dolci e di nuvole caramellate.
Il suo potere era istantaneo e passava prima di tutto dagli occhi, poi dall’olfatto, dal tatto e infine dal gusto per diventare un impasto unico con la mente.
VISTA
La scoperta di un dolce o di un sapore che ci fa star bene passa prima dagli occhi.
Quando si apre il coperchio, si apre nel nostro cervello un sipario su un mondo possibile: quello della felicità.
La vista del cibo e l’attesa di morderlo rappresentano il piacere di una scoperta che procede per gradi: 1) lo stupore di capire di cosa si tratti, 2) il piacere dei colori, 3) l’anticipazione del sapore attraverso l’immaginazione. Quando cominciamo a sentire l’acquolina in bocca siamo già nella fase successiva, ci avviciniamo e annusiamo.
OLFATTO
Lasciarsi inebriare dalle fragranze sprigionate da un dolce va ben oltre una semplice percezione di odori: è qualcosa che richiama alla mente ricordi, emozioni, situazioni, luoghi, persone, viaggi.
Capita che ogni cibo ci porti alla mente una persona, un luogo, un paesaggio, uno stato d’animo: è questo che lega l’esperienza del cibo al nostro vissuto personale legandola a ciò che siamo e costituendo una parte fondamentale della nostra storia.
Annusare ciò che stiamo per gustare significa farlo entrare nella nostra vita, memorizzare quell’istante per sempre appena prima che diventi poesia.
TATTO
La consistenza di una crostata è percepibile con le mani. Ma anche se ci tuffassimo in una vasca piena di passata di pomodoro ne percepiremmo la temperatura, la viscosità, la consistenza e raccoglieremmo una serie di altre informazioni tattili che ci parlano di quel cibo.
Toccare è il passo che precede il gustare e presuppone l’uso di tutti i sensi detti in precedenza con l’aggiunta di una consapevolezza in più: la sostanza.
La sostanza di un cibo ne rappresenta la vera essenza, ciò che ne completa la descrizione.
La crostata di more è poesia perché l’unione di vista, olfatto e tatto già preannuncia il gusto, creando le premesse di una storia.
Ecco cosa fa una crostata: ti racconta pian piano la sua storia. Ti dice com’è stata preparata, cos’ha imparato nel tempo passato in forno, cosa è in grado di regalarti.
Promette di esaudire tutti i tuoi desideri in un sol boccone.
GUSTO
Dopo averla guardata, averne annusato la somma degli ingredienti, aver fatto passare la mano sulla pasta friabile e sulle more rugose, arriva il momento di far entrare in scena il palato.
Quella poesia alimentare che si sta raccontando si svela nell’incontro con il gusto.
Tiriamo dolcemente il primo timido morso nella speranza che quella emozione possa durare il più a lungo possibile.
Poi ne tiriamo un altro e un altro ancora. Mastichiamo con lentezza cercando di carpire altre informazioni, e la crostata continua a cantare una melodia che sciogliamo in bocca e diventa la nostra storia.
A questo punto vista, olfatto, tatto e gusto si fondono: mentre mastichiamo distinguiamo gli odori, guardiamo la pasta frolla che si sgretola e dalle mani, sentiamo caderne alcuni pezzi.
Al termine del pasto si rimane in estasi ancora per qualche minuto e si raccolgono gli ultimi pezzi di crostata caduti nel portavivande.
Il mondo nel frattempo è diventato un posto bellissimo governato dalle torte, dal cibo e dai sapori. Alziamo la testa e ci sembra di non essere mai stati meglio.
Il battito cardiaco scorre a tempo di musica e scopriamo una verità assoluta: il cibo è poesia.
Laura Ressa
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Immagine di copertina: Photo by Brooke Lark on Unsplash