Quali sono le convenzioni che ci legano i polsi e inibiscono l’azione?

Prendo spunto da un bellissimo articolo comparso su Il Post e che ho trovato illuminante perché afferma qualcosa di molto interessante su tutte le esperienze che potremmo fare da soli e alle quali rinunciamo per paura dei giudizi.

Ripropongo un estratto del testo.

Prendete un qualsiasi venerdì sera: i locali, i ristoranti e i cinema sono pieni di amici, coppie e famiglie che passano il tempo insieme. Persone da sole, invece, pochissime: probabilmente chi non ha qualcuno con cui uscire trascorre il weekend sul divano di casa a fare qualcosa per conto suo. Fin qui niente di strano: ma forse ci perdiamo qualcosa se decidiamo automaticamente di restare a casa quando non abbiamo impegni “sociali”?

Le persone non fanno altro che rinunciare a fare qualcosa solo per il fatto che sono sole

Lo spiega Rebecca Ratner, professoressa di marketing alla Robert H. Smith School of Business. Ratner ha passato quasi cinque anni a studiare perché le persone sono così riluttanti a divertirsi da sole e come, di conseguenza, si divertano meno in generale.
«Il punto è che sarebbero probabilmente più felici a uscire e fare qualcosa».

Ho trascorso un periodo lontana da casa, in un viaggio di lavoro a Torino che mi è sembrato potesse aprirmi le porte del mondo e schiudere meandri del cervello e del cuore legati alla sete di esplorazione, alla sete di vita.

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Quel viaggio non ha aperto solo il mio sguardo sul mondo professionale. Quel viaggio è stato un primo passo verso me stessa.

Anche se sei una di quelle persone che ha messo il naso fuori di casa molto tardi, fare i bagagli e partire dà un senso di libertà e voglia di scoprire mai provato prima.
Ti rende protagonista della tua vita, partecipe dei tuoi errori, consapevole del prossimo, desideroso di vedere posti nuovi ogni giorno, di programmare quale sarà il prossimo museo da visitare, la mostra da vedere o il paesino da raggiungere in treno nel weekend.

Continua l’autore dell’articolo: Il modo migliore per liberarsi dell’imbarazzo di fare cose in pubblico da soli è probabilmente farle di più. «Abbiamo bisogno che le regole cambino un pochino. Abbiamo bisogno di persone convinte che divertirsi da soli sia una cosa figa e coraggiosa», dice Ratner.


Arriva un momento nel quale vorremmo aprire le braccia a una vita nuova.

Se nessuno però volesse accompagnarci per vivere la stessa esperienza? Potremmo mai costringere qualcuno a inseguire con noi un sogno? No.
Non sempre i desideri degli altri coincidono con i nostri e questo non solo è giusto ma anche normale.
Perché allora non decidere di fare ciò che vogliamo quando vogliamo? Senza aspettare nessuno.

champs-elysee-1352716_1920Una mattina ho aperto gli occhi con in mente una lucida consapevolezza: se volevo davvero visitare un museo o un sito archeologico, salire su una giostra, andare al parco, mangiare in un un ristorante o visitare un paese che non conoscevo, lo avrei fatto da sola.

Così è stato! Sono andata in stazione a Torino e ho acquistato il primo biglietto disponibile per raggiungere Parigi in treno. Da sola. Soltanto io, l’itinerario turistico, l’evidenziatore per segnare i posti da vedere e un bagaglio rosa con lo stretto indispensabile.

Mi sentivo un’esploratrice folle, uno di quei personaggi di cui si legge tanto e che decidono di partire per terre lontane con pochi spiccioli in tasca. La mia non era una partenza così epica, ma nel mio piccolo quello era un grande passo nel vuoto.
Sentivo sulla pelle tutta l’emozione di chi fa per la prima volta qualcosa che ha sempre solo sognato.
Non avevo mai avuto tutto questo coraggio prima di allora, la voglia instancabile che ti fa tornare tutte le sere a casa a orari impensabili solo perché hai sete di conoscere la tua nuova città e i suoi centomila angoli magici.

Sarà stata l’attesa del tram fino alle 4 di notte a spronarmi o l’alimentazione improvvisata che seguivo, ma da quando ho messo il naso fuori casa per capire e conoscere il mondo ho avuto netto un pensiero nella mia testa: di vita ne abbiamo una soltanto e non possiamo sprecarla a pensare cosa sia giusto fare o non fare da soli.

Andare deve essere l’unica alternativa possibile: di certo la migliore.

Ho acquistato quel biglietto per Parigi e ho esplorato una città straniera per la prima volta in solitaria. A ripensarci oggi, il cuore batte ancora all’impazzata come quel giorno di dicembre.
Parlare francese nei musei e nei ristoranti, capire come orientarmi in città e nella metro sono scoperte impagabili che nessun corso di autodeterminazione e self-efficacy può darti.
Sono cose che forse non avrei scoperto se non mi fossi ritrovata a farle da sola, con la consapevolezza di dovermela cavare da me e che l’unico aiuto amico che avrei mai potuto avere si trovava a chilometri di distanza.

Andare via ti aiuta a capire chi sei. Ti insegna che se vuoi qualcosa devi raggiungerlo con le tue forze. Ti permette soprattutto di sognare e di credere che, se fai un passo alla volta, puoi realizzare tutto ciò che desideri. O almeno provarci.

Per cominciare basta anche soltanto decidere di andare al cinema da soli.

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Laura Ressa

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Scritto da:

Laura Ressa

Classe 1986 🌻 Digital Marketing Specialist & Web Writer 🌻 Frasivolanti