
È entrato porgendo il suo baciamano alla direttrice artistica del festival “Il libro possibile” Alberto Angela, ospite questa mattina del Teatro Petruzzelli di Bari per una lectio magistralis su Cleopatra.
Un baciamano di quelli che si vedono di rado e che provengono quasi sempre da persone un po’ in avanti con l’età. Non intendo dire che Alberto Angela sia anziano ma che ha conservato uno stile, un garbo, una gentilezza e un’umanità tipiche di chi ha ricevuto e custodito un’educazione oggi spesso considerata superflua o antiquata. Le sue caratteristiche umane emergono con naturalezza dalle prime parole di saluto e ne fanno un “personaggio popolare” fuori dagli schemi del divo.
Perché Alberto Angela è prima di tutto una persona (anche se a volte dimentichiamo che anche chi appare in TV è innanzitutto questo), un divulgatore, un professionista appassionato. Poi è anche popolare e quindi molto seguito e conosciuto, ma questo è secondario.
Per certi versi lo associo al maestro Alberto Manzi, divenuto famoso per aver portato in TV la grammatica italiana. Alberto Angela, in un modo simile, porta in televisione la grammatica della storia e una modalità di narrare il passato che sia chiave per comprendere il nostro presente. Del resto solo conoscendo il passato possiamo provare a interpretare la storia attuale, cercare di capire l’intreccio dei fatti e soprattutto recepire la storia come un continuum piuttosto che come un susseguirsi rigido incasellato nei capitoli di un libro scolastico.
“Non possiamo giudicare il passato con gli occhi del nostro presente” — ha affermato Alberto Angela riferendosi ad alcune usanze considerate un tempo normali e oggi lontane dai nostri canoni sociali e dai precetti religiosi.
Angela ha parlato di Cleopatra senza dipingerla solo come una donna affascinante che ha collezionato importanti storie d’amore e di convenienza politica, come alcuni film ci hanno abituato a vederla. L’ha descritta piuttosto come una donna avvolta ancora dal mistero sulle sue fattezze e protagonista centrale di un periodo storico decisivo per le sorti di Roma.
Cleopatra la donna minuta dalla grande intelligenza, Cleopatra l’autrice di trattati di farmacologia e tossicologia, Cleopatra intrigante Venere che giunge dalle acque accompagnata da profumi e musiche, Cleopatra che spiazza il mondo maschilista del suo tempo con doti dialettiche e grande cultura.

Alberto Angela è un divulgatore con profonda conoscenza di ciò che narra, con alle spalle uno studio profondo di ogni vicenda che racconta. Compie il suo lavoro nell’unico modo in cui bisognerebbe lavorare: al meglio e senza lasciare che l’esito del proprio operato dipenda delle correnti del caso e della buona sorte. In questo è una perla rara in un mondo in cui la popolarità conta più della conoscenza e in cui esisti solo se appari su uno schermo dal quale tutti possano vederti e ammirarti.
L’ammirazione è sopravvalutata e purtroppo abbonda anche verso chi non ha nulla di interessante da dire: a volte può essere più facile trovare umanità in chi ha un’ampia conoscenza piuttosto che in chi non ha nulla da trasmetterci.
Umanità e conoscenza camminano dunque a braccetto e Angela è una perla rara perché non parla mai a caso, perché dopo averlo ascoltato ti lascia dentro qualcosa che puoi toccare e trasferire altrove: una riflessione, la voglia di sapere ancora di più, l’amara consapevolezza di non conoscere abbastanza la storia, il desiderio di recuperare quel tempo del tuo passato che non hai mai conosciuto. Alberto Angela non è una cattedrale nel deserto e neanche una mosca bianca, è solo una persona popolare che utilizza la popolarità per regalarci qualcosa che duri nel tempo e che vada oltre il perimetro del quadrato magico che chiamiamo televisore, dentro il quale tutto ci sembra dorato e tutto ci sembra vero.

Alberto Angela è una goccia di rugiada su un albero quasi spento, laddove l’albero quasi spento è la nostra mente di fronte al televisore. Lui, in quanto goccia, instilla in noi un dubbio e ci invita a ragionare, ci invita a ritrovare il gusto della conoscenza qualora lo avessimo perso. Quel gusto che qualcuno vorrebbe che perdessimo perché una massa che non sa è più gestibile di una massa che vuole interrogarsi continuamente sulle ragioni della storia passata e attuale.
“Non possiamo giudicare il passato con gli occhi del nostro presente” esattamente come non possiamo giudicare il nostro vicino, il nostro connazionale, lo straniero, il diverso da noi. Ed è lì che la storia si trasforma da lectio magistralis a magistra vitae, ossia maestra di vita e compagna fedele di un percorso che non può che renderci migliori. Maestra vera però, non una maestra improvvisata che impartisce lezioni pensando di avere tutto da insegnare e nulla da imparare.
La Storia è una maestra indulgente, sa di non sapere. Ci aspetta, aspetta che siamo pronti a recepirla e ad ascoltarla davvero con la mente ripulita dai nostri preconcetti e dai nostri “così è giusto, così è sbagliato”.
La Storia ci rivuole puri, svuotati dalle etichette, sgombrati dai paradigmi e dai dogmi. La Storia ci rivuole al nostro stato primordiale.
Ci vuole così perché per ricominciare a capire e a capirci, a volte bisogna prendere un’enorme gomma e passarla con decisione sulle nostre convinzioni.
Per ripartire a volte tocca cancellare e ricominciare.
Buona Storia a tutti voi!
Vi auguro di lasciarvi stupire dal passato e dal presente, dal fascino della scienza, da una verità che ha mille volti, dalla curiosità genuina di chi non si accontenta di sapere le date a memoria ma si chiede “perché?”
Laura Ressa
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Copertina: Antonio e Cleopatra, di Lawrence Alma-Tadema (1885)