Quante volte avrei voluto che qualcuno mi dicesse questa frase!
Fidati del tuo istinto, anche quando non è semplice e temi di sbagliare.
Se ti fiderai di te, il risultato sperato forse arriverà ma quel che è certo è che ti resterà dentro come patrimonio perenne la ricerca e lo studio che hai messo in moto per arrivarci.
“Fidati del tuo istinto e farai un buon lavoro” – con queste parole Giuseppe Jepis Rivello mi ha risposto quando gli ho detto come stavo realizzando gli audio per il booktrailer del libro “Bacio le viole”. Gli ho raccontato anche che volevo provare a registrare dei podcast a partire dai miei testi. In quasi ogni cosa che faccio, provare è la scelta imprescindibile, ma insieme a questa scelta gioca un ruolo fondamentale la spinta, anche piccola, che ricevo da qualcuno.

In ogni cosa che faccio parto dal presupposto che per farla bene ci vorrà parecchio tempo e che non possiedo gli strumenti e le capacità adeguati per realizzare come vorrei ciò che mi prefiggo.
Non è sempre vero, ma anche quando questo ostacolo è reale – non so se capita anche a voi – il superamento di quello scoglio sta proprio nel non farsi troppe domande sul dopo, sul risultato, ma piuttosto sull’approccio (come mi hanno insegnato i miei maestri in questi anni).

Il mio non è solo un meccanismo di difesa per scappare dalla responsabilità di riuscire nei miei obiettivi ma è proprio un modo di pensare radicato.
Se pensi che in fondo non otterrai grandi risultati, ti dai da una parte un alibi ma dall’altra parte anche la possibilità di sbagliare e di poter essere in apprendimento e miglioramento costanti. C’è da dire che questo non va sempre a vantaggio dell’autostima, però a volte aiuta a buttarsi.

Il vantaggio di pensare alle esperienze nuove in termini di prova-per-errori è che non potremo mai dirci davvero delusi: la vittoria sarà già il fatto di averci provato e di non aver ascoltato la voce interiore che qualche volta dice “meglio non farlo”. Se vogliamo trovare un aspetto positivo quindi, è proprio questo.

Perché i podcast?

Per i podcast ho cominciato a sperimentare un sabato pomeriggio mentre ero da sola in casa. Qui vi racconto in che modo mi sono avvicinata ai podcast e spero che questo piccolo racconto possa servirvi, magari fornirvi qualche consiglio utile qualora foste anche voi interessati a sperimentare.

Cominciare a realizzare podcast è semplice. Io ho utilizzato solo due strumenti: il mio cellulare e la mia voce. Non mi sono posta pretese inarrivabili, mi bastava ascoltare la resa della voce insieme a un sottofondo musicale e capire se avesse senso continuare per realizzare un prodotto sempre migliore. Il risultato deve essere gradevole, certo, ma se cominciamo a realizzare podcast senza fissare subito un obiettivo legato al numero di ascoltatori, potremo sperimentare con più calma e capire semmai dopo in che modo continuare, come raggiungere più persone.

Qual è l’obiettivo del podcast? Questa è una domanda importante.
Ed è importante in fondo in qualsiasi cosa facciamo.

I testi che ho cominciato a leggere per i podcast sono quelli del blog. Forse c’è chi preferisce ascoltarli mentre fa altro piuttosto che fermarsi a leggere. Questa mi sembra una buona motivazione per cominciare a pensare seriamente all’opzione podcast nella propria strategia di comunicazione, anche se riguarda un hobby come nel mio caso.


Come registrare e come pubblicare un podcast?

Per pubblicare e cominciare a diffondere i miei podcast ho utilizzato la piattaforma Spreaker. La trovo intuitiva e alla portata di tutti.
Basta iscriversi con un profilo free gratuito e cominciare subito a pubblicare podcast. La scelta più semplice è quella di scaricare l’applicazione sul cellulare e gestire caricamento e registrazioni da lì. Il mio smartphone ad esempio non è compatibile con le versioni della app e dunque ho gestito tutto da desktop caricando i file audio da cellulare.

Ecco le app mobili e software che potete utilizzare
Per i produttori:
Per gli ascoltatori:

Qui potete leggere anche una guida semplice ma accurata su come creare podcast su Spreaker.

Dopo essermi iscritta alla piattaforma, ho completato i dettagli del mio profilo nella sezione dedicata. Prima di registrare i miei audio, ho selezionato i testi del blog da cui preferivo partire. Li ho aperti sul desktop del computer, li ho riletti e poi sono partita con le prove di registrazione.

Rileggere il testo è utile anche sui propri testi per evitare errori di pronuncia, inceppamenti e sbavature e per comprendere che tono dare al testo. In questo caso per me è stato facile, in altri casi, se i testi non sono nostri, la registrazione potrebbe richiedere più letture preliminari per consentirci di entrare nello spirito dell’autore.

Per registrare ho utilizzato il registratore vocale del cellulare. Per reperire la musica royalty free da usare come sottofondo, per il momento ho utilizzato il sito Bensound. Lì troverete un buon numero di tracce disponibili subito per il download senza necessità di iscrizione al sito.

Per assemblare voce e musica ho scaricato inoltre l’applicazione Add music to voice, un utile supporto per creare quello che alla fine diventa l’audio definitivo da caricare sulle piattaforme di distribuzione. Anche qui l’utilizzo dell’applicazione è intuitivo: dopo l’installazione sul cellulare, basta aggiungere l’audio della voce e l’audio della musica e calibrare i volumi in modo che la musica non sovrasti la voce.
Quando si è soddisfatti del risultato, digitando sul tasto di salvataggio si ottiene il file definitivo.
In alcuni casi ho dovuto assemblare più pezzi di voce (perché avevo registrato più audio per uno stesso testo) o più musiche nello stesso file audio. Per unire le tracce ho utilizzato il servizio online audio joiner.

Sicuramente esistono metodi più brevi del mio per ottenere un buon risultato. Anche semplicemente con l’applicazione Spreaker questi passaggi saranno semplificati e gestibili in un solo luogo.

Poniamo il caso che però anche voi come me abbiate problemi di compatibilità dello smartphone per alcune applicazioni: spero in tal caso di avervi fornito un’alternativa utile per riuscire a gestire la creazione dei vostri audio da più fonti.

Dopo aver salvato la registrazione, completa di voce e musica di sottofondo, per divulgarla l’ho caricata su Spreaker inserendo tutte le informazioni utili richieste come ad esempio titolo e tag. Ogni podcast è considerato in effetti come un insieme di audio, anche dette “puntate”, quindi ciò che si carica di volta in volta sono le singole puntate.
Su Spreaker potrete anche fare in modo che il podcast venga caricato automaticamente su altre piattaforme: io ad esempio ho aggiunto le puntate del mio podcast anche su Spotify e su Google Podcast.

Il podcast è una delle tante possibilità comunicative che la rete e il digitale ci offrono, ma secondo me dona sfumature nuove e inaspettate ai nostri contenuti. Sia che partiate da un testo scritto sia che abbiate in mente interviste o dirette da registrare e riproporre in un secondo momento, credo che la voce sia un ottimo strumento da esplorare.

Chiacchiere con Jepis su lavoro, scrittura, frasivolanti e le passioni a cui non dovremmo rinunciare

Del blog, di lavoro e dei miei esperimenti di bottega nella Piccola Scuola (anche con i podcast) ho parlato insieme a Giuseppe Jepis Rivello in questa chiacchierata del 10 ottobre:

Spero che ascoltarci possa servire a chiunque abbia voglia di dar vita a un progetto personale e non ha ancora avuto il coraggio o la voglia di cominciare.

Cominciare è il primo fondamentale passo, da fare con coscienza e cognizione di causa ma senza farsi troppi problemi sulla resa tecnica di quel che facciamo, per quanto essa conti. Penso che molto di ciò che impariamo è anche scritto nella nostra esperienza oltre che nei libri o nella formazione. Ed è sicuramente scritto nei nostri tentativi, negli errori che commettiamo, negli incontri che facciamo.

Il senso alla base di ogni prova è far bene, fare qualcosa che abbia senso innanzitutto per noi, farlo con l’approccio giusto. Dopo potrà averlo anche per gli altri un senso, ma solo se saremo stati bravi a rendere quel che facciamo un dono, che racconti storie universali, che lasci un messaggio positivo, che riempia un vuoto là dove era necessario riempirlo.

Qualche giorno fa alla domanda “cosa ti hanno insegnato di pratico quando eri bambina?” di getto ho risposto “lavorare la lana ai ferri”. Me lo ha insegnato mia nonna e se avessi tra le mani il filo di lana e i ferri, probabilmente le mani agirebbero senza controllo seguendo un gesto inchiodato alla mente e mai dimenticato. Per questo l’immagine di copertina che ho scelto per questo articolo raffigura dei gomitoli accostati ai ferri. I nostri ferri sono gli strumenti che usiamo per creare e possono essere ovunque avremo la voglia di cercarli e di imparare da essi.

Photo by Surene Palvie on Pexels.com

Se vi va, potete curiosare nel mio podcast su Spreaker

E su Spotify:

Laura Ressa


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Scritto da:

Laura Ressa

Classe 1986 🌻 Digital Marketing Specialist & Web Writer 🌻 Frasivolanti