☀️ 2 settembre
☀️ Ore 18.30
☀️ Bari – Giardini di Frida

La Notte del #LavoroNarrato è un’iniziativa ideata dal sociologo Vincenzo Moretti che dal 2018 seguo con il mio blog Frasivolanti attraverso una serie di interviste.

L’obiettivo è RACCONTARE IL LAVORO, innanzitutto il proprio ma, in chiave generale, è un modo per comprendere meglio insieme il mondo del lavoro e le sue dinamiche attraverso un dialogo aperto e un confronto conviviale.
La nostra “notte” si svolge il 30 aprile di ogni anno, giorno che segna il passaggio alla festa dei lavoratori del 1° maggio, ma quest’anno a Bari arriva per la prima volta la sua edizione estiva targata Frasivolanti!

Incontro organizzato da: Laura Ressa, Creatrice del blog Frasivolanti

Con la partecipazione e gli interventi di:
✅️ Michele Zingarelli e Antonella Casucci, Creatori di “Murgia Verso”
✅ ️Nando Cannone, Formatore e Comunicatore in Università Imprese e PA
✅️ Mimma Altieri, CRM & Digital Marketing Manager
✅️ V. Francesco Zeffiri, Innovation Manager
✅️ Antonio Aprile, Umanista
✅️ Sandra Iosca, Dipendente pubblica e aspirante Sociologa

✅️ Marica Buquicchio, Responsabile marketing operativo


Grazie a queste persone che hanno accettato di animare il confronto sul tema del lavoro portandoci i loro racconti! ❤️
Grazie anche a Francesco Passaquindici per la locandina, il supporto e per l’ospitalità e l’accoglienza presso i suoi Giardini di Frida 😊🙏

la locandina

Per prepararci a questa edizione straordinaria estiva della Notte del #LavoroNarrato, ho proposto su Instagram e Facebook un gioco o sfida o riflessione corale.
Scrivere a che fa pensare il “lavoro narrato”. Si può usare una parola, un sostantivo, un aggettivo, un verbo, un avverbio, una frase, una citazione, un emoticon, un racconto, un libro o qualsiasi altra cosa si voglia.
Mi raccomando, aspetto anche la tua definizione nei commenti qui sul blog!

Ti mostro cosa hanno risposto le persone sui social.

Anna Ressa

“L’idea di poter narrare il lavoro mi sembra ci allontani dalla frenesia e dallo stress che i ritmi quotidiani ci impongono. Prendersi il tempo di raccontare il proprio lavoro ad altri ci spinge a riflettere noi stessi su ciò che di bello sappiamo fare e possiamo ancora imparare in ambito lavorativo”.

Silva Giromini

“Bellezza. Dignità. Qualsiasi lavoro dà senso e dignità alle persone. Ma anche unicità perché lo stesso lavoro può essere fatto in modo diverso da ciascuno”.

V. Francesco Zeffiri

“Mi ha sempre attratto l’espressione lavoro narrato perché è in controtendenza con l’idea del lavoro oggi, una cosa che si fa, che si deve fare. Personalmente penso che la narrazione e l’auto narrazione siano modalità che permettono di analizzare, scoprire, capire o anche solo permettere di guardare con occhi diversi qualcosa. In un momento di grandi cambiamenti e di deriva lavorativa in tantissimi ambiti credo che abbiamo quanto mai bisogno di narrare il lavoro. Scopriremo insieme a cosa ci porterà”.

Alessandra Dalena

“Penso al valore della condivisione, al mettere in circolo esperienze per farne tesoro comune”.

Murgia Verso

“Narrare il proprio lavoro, raccontare la propria storia, fatta di passioni e raccontare le proprie sfide personali, rompere gli schemi di un mondo (quello agricolo) ancora troppo ancorato a meri interessi economici”.

Mimma Altieri

“La narrazione, a differenza della semplice enunciazione, implica trasporto, dedizione, passione, tempo…
E allora a noi piace narrarlo il nostro lavoro, raccontarlo con trasporto e non semplicemente dirlo”.

Il percorso dei racconti segue il filo logico “Dalla terra al digitale passando per l’umanesimo”. Perché questa scelta?

L’umanesimo al centro tra i due estremi terra e digitale in quanto guida ed elemento che crea equilibrio appunto tra le nostre radici, rappresentate dal lavoro agricolo, e la moderna digitalizzazione, rappresentata da tutti quei mestieri che mettono al centro la tecnologia. Dietro tutto questo ci sono sempre la mente e l’ingegno umani. E certamente agricoltura e tecnologia non sono affatto mondi distanti.


Ordine degli interventi dei protagonisti

3 settembre 2023

È stato un incontro meraviglioso per il quale ringrazio tutti i protagonisti e tutti i presenti! ❤️💫⭐️

“Possiamo vivere nel mondo una vita meravigliosa se sappiamo lavorare e amare, lavorare per coloro che amiamo e amare ciò per cui lavoriamo.” (Lev Tolstoj)

Nello splendido incontro di ieri i protagonisti della Notte del #LavoroNarrato 2023 (edizione estate #Frasivolanti) hanno portato le loro storie condividendone la bellezza.
Parlare di lavoro è necessario, farlo con sincerità lo è ancora di più. E questi meravigliosi professionisti ieri ci hanno dato prova concreta di quanto le occasioni di scambio GENUINO siano linfa per le menti e i cuori.
Grazie a: Michele Zingarelli e Antonella Casucci di Murgia Verso, Nando Cannone, Antonio Aprile (che ci ha deliziato anche con la citazione di cui sopra), Sandra Iosca, Francesco Zeffiri, Marica Buquicchio e Mimma Altieri ❤😘

Grazie davvero a tutti. Anche:
a Vito Troccoli che mi ha prestato il microfono affinché tutti potessero ascoltare bene e senza fatica i racconti, a mia madre che mi voleva aggiustare il fiocco del vestito, a Anna Ressa (mia sorella) che ha filmato e fotografato e a suo marito Giuseppe che mi ha aiutato a cronometrare gli interventi, a Chiara Losito e Fabio presenze importanti ed entusiaste che ci hanno regalato il loro tempo e con cui abbiamo a lungo chiacchierato sul finale di serata, a Isabella Troccoli per le foto e la sua presenza sempre attenta e affettuosa, ad Alfonso Gulino per l’affetto e l’attenzione con cui sempre segue le mie iniziative, alla mia prof. Mariangela Di Cosola che ci ha tenuto tanto ad essere presente e a stringere di nuovo i suoi studenti del liceo sempre con immenso affetto, a Vito Alessandro Di Gioia che mi ha allietato con i suoi sorrisi e la sua presenza e mi ha pure offerto lo spritz alla fine, a Michele Caprioli per l’affetto che da tempo ci lega a partire dall’esperienza fatta insieme del canto corale.
Grazie a Francesco Passaquindici e ai suoi soci, bravissimi padroni di casa, attenti e premurosi! E grazie al loro luogo magico Giardini di Frida.

È stata una narrazione corale che ha messo al centro il lavoro come non lo si racconta spesso. Abbiamo affrontato il suo senso nelle nostre vite, il suo scopo sociale e anche tutte quelle attività che possiamo definire “lavoro” seppur in forme non convenzionali.

Tra le tante suggestioni che mi sono rimaste impresse della Notte del #LavoroNarrato appena conclusa, porto con me anche l’immagine che ci ha regalato Sandra Iosca nel suo racconto.
Sandra ci ha detto che da bambina di mestiere voleva addrizzare i chiodi storti, recuperare gli oggetti che in apparenza non assolvevano più al loro scopo e alla loro classica funzione.
Osservandomi attorno oggi in casa ho trovato il mio chiodo storto e l’ho fotografato. Eccolo qui.
È storto ma assolve alla sua funzione: regge un calendario e una cornicetta tonda in legno.
Forse non è vero che è così storto da non servire più a nulla. Forse è storto nella parte giusta, forse anche un chiodo storto può avere la sua vita da chiodo, magari una seconda possibilità. O semplicemente qualcuno che ha pensato potesse assolvere bene alla sua funzione anche da storto.
Recuperare il chiodo storto può voler dire quindi vedere l’essenziale dove in pochi guardano, dare attenzioni a chi ci sembra irrecuperabile (penso all’esempio fatto da Antonio sugli studenti più difficili).
Chiodi storti, vite storte, lavori storti. Quante cose storte potremmo non semplicemente raddrizzare ma utilizzare così come sono, pur storte ma funzionali.
Aggiustiamo questi chiodi storti ma semplicemente utilizzando la loro parte storta per altri scopi e la parte dritta per farli restare ben saldi e fissati al muro, alle radici.

COSA HANNO SCRITTO I PROTAGONISTI

Francesco Zeffiri mi ha fatto due regali. Mi ha regalato il suo racconto per la Notte del #LavoroNarrato e mi ha regalato anche le parole qui sopra che spero di meritare e che, nel mio piccolo, rappresentano proprio ciò a cui più aspiro in quello che faccio ogni giorno: provare a creare un pezzetto di mondo migliore. Spero non vi sembri un obiettivo esagerato o pretenzioso.
Le sue sono parole che mi hanno fatto piacere, molto piacere. Ma non ve lo racconto per vantarmi o come fosse una semplice referenza come un’altra o una spilletta da mettere sulla mia giacca. Credetemi, vorrei raccontarvi cosa vuol dire tutto questo per me e che esiste molto moltissimo altro dietro le parole. Ve lo racconto perché certe cose è bello condividerle, per contagiarci di gratitudine, per capire che nessuna parola è scontata e che alcune di esse hanno un valore che va oltre le lettere messe assieme in un certo modo.

Alcune strade nella vita ritornano, così come le persone. Con Francesco ho trascorso 5 anni di scuola superiore, 5 anni nei quali in realtà nessuno sa conoscere se stesso quindi figuriamoci quanto ci si possa comprendere reciprocamente. Sono anni strani quelli dell’adolescenza, in cui le paure (almeno per me) agivano al posto mio, prendevano letteralmente il mio posto e vestivano i miei panni ogni giorno. Non so quante e quali cose farei diversamente e quanti sbagli eviterei se oggi potessi tornare indietro. Forse non ha proprio senso chiederselo, giunti a questo punto.
Francesco appartiene ad un pezzo molto importante dunque della mia vita, quello vissuto a scuola. E la scuola per me era davvero tutto il mio mondo in quegli anni, il mio unico mondo, le uniche stanze fuori di casa mia che frequentavo, gli unici volti che vedevo oltre quelli della mia famiglia. La scuola, e le persone che ne facevano parte, ha rappresentato un pezzo di vita che è rimasto sempre nei miei pensieri in tutti questi anni e che sono certa continuerà a restarci avvinghiato in modo indelebile. Forse un po’ anche per nostalgia, forse un po’ per tenerezza.
Eppure da piccola ho guardato spesso duramente a quel periodo, come se non avessi ricevuto le giuste attenzioni o la stima che avrei voluto dai coetanei e dagli adulti di allora. Sono elucubrazioni che il tempo e la vita cristallizzano.
Aver potuto incontrare di nuovo Francesco in questa occasione per me è stato un segnale importante. Perché incontrare da adulti persone che hanno fatto parte dei miei luoghi di formazione giovanili per me ha senso nella misura in cui si riesce a rivivere il passato scegliendo di raccontarsi alla luce del presente.
Quindi grazie Francesco per aver accettato di raccontarti: il nostro passato può rappresentare un punto d’incontro e riflessione anche nel nostro presente! Non per vivere di nostalgie ma, al contrario, perché la nostra vita è fatta di tutte le strade che abbiamo attraversato.

#nottedellavoronarrato, per noi il lavoro vale!

Laura Ressa

Scritto da:

Laura Ressa

Classe 1986 🌻 Digital Marketing Specialist & Web Writer 🌻 Frasivolanti