Cosa si chiede a una giornalista che di solito pone le domande ai suoi intervistati?
In Lettere a un giovane poeta c’è un passaggio che dice “Nessuno può consigliarvi o aiutarvi, nessuno. C’è un’unica via da percorrere. Penetrate in voi stessi”. E questa frase ricorda per certi versi le Lettere a Lucilio di Seneca: “[…] sul tempo o sulle modalità delle azioni nessuno può consigliare da lontano: bisogna decidere sul posto. Non basta essere presenti, bisogna avere gli occhi aperti per scorgere l’occasione propizia e fugace; devi cercare di scovarla, e se la vedi, devi coglierla al volo e mettere ogni slancio, ogni tua forza […]”.

La ragione per cui introduco questa intervista parlando di percorsi e occasioni da cogliere è nelle parole di Elvira Serra, firma del Corriere della Sera e scrittrice. Nella sua veste giornalistica scrive di cronaca e costume, ma è anche autrice di 3 romanzi (L’Altra, Il vento non lo puoi fermare, Le stelle di Capo Gelsomino).
Laurea in Filosofia a Cagliari, Scuola di giornalismo alla Luiss di Roma. Elvira scrive su La 27esima Ora, il blog al femminile di Corriere.it, e ha curato per cinque anni una rubrica sul femminile F (Cairo editore) che si chiama La forza delle donne.
Di solito è lei a porre domande per le sue interviste sul Corriere. Stavolta i ruoli si invertono: quelle che seguono sono le stanze a cui ho bussato e che Elvira ha generosamente aperto.


1) Dalla strada per raggiungere in autobus la Scuola di Giornalismo della Luiss, al trasferimento dalla Sardegna a Milano per iniziare lo stage al Corriere della Sera. Fino ad arrivare ai passi che hai fatto nella vita privata per raggiungere i tuoi obiettivi, in un progetto continuo che in fondo è quello che ognuno di noi deve affrontare per arrivare dove vuole.
In una recente intervista hai detto “Conosco il sacrificio e ne ho molto rispetto”.
Cos’è per te il sacrificio e in che modo ha plasmato ciò che sei oggi?

“Il sacrificio è saper affrontare situazioni scomode sapendo che hai un obiettivo da raggiungere. Se penso agli anni della scuola di giornalismo della Luiss, dal ’97 al ’99, è stato un sacrificio vivere in estrema periferia (ma ringrazio ancora mia cugina Rita Mattei per avermi ospitata generosamente) e passare ogni giorno più di tre ore sugli autobus, senza concedermi mai una pizza con i colleghi di università.
Il sacrificio è fare delle rinunce e anche delle scelte, lavorare molto per ottenere il miglior risultato possibile. L’ultimo sacrificio che ho fatto è stato sicuramente rinunciare a buona parte delle mie ferie estive per promuovere l’ultimo romanzo, Le stelle di Capo Gelsomino, ma ci tenevo molto a incontrare le lettrici e i lettori e a trascorrere un po’ di tempo con loro.”

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2) Trovi più soddisfacente o sfidante raccontare le storie degli altri (come cronista/giornalista) o dare vita a nuovi personaggi mettendo in essi anche un po’ della tua vita (come scrittrice)?

“Sono cose diverse ed entrambe belle ed emozionanti.
Quando intervisto le persone (i personaggi sono anzitutto persone, proprio come noi!) sento la responsabilità di “maneggiare” capitale umano, sentimenti, pezzi di storie personali. Quando, come è successo per esempio per la mia serie estiva Pranzo in famiglia gli intervistati mi aprono la porta delle loro case so che devo meritare quella fiducia e cerco di entrare in punta di piedi in quelle stanze, tentando di raccontarle, possibilmente, in punta di penna! Con i miei personaggi è una emozione diversa: li sento nascere dentro di me, crescere e prendere una vita propria.
È fertilità che diventa creatività e vita letteraria.”

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Elvira Serra e Piero Angela

3) Sei stata anche insegnante di Storia e Filosofia e correttrice di bozze in una casa editrice. Cosa c’è di diverso tra quelle prime esperienze e la maturità professionale di oggi? Allora avevi già le idee chiare su ciò che avresti desiderato fare o il primo lavoro “non si scorda mai” e può essere fondamentale per tracciare la strada che verrà dopo?

“Come insegnante di Storia e filosofia sono stata severissima! Avevo studenti di poco più giovani di me e volevo farmi rispettare. Diciamo che è stato un bene che non abbia fatto l’insegnante.
Leggere e correggere le bozze è stato formativo, sono una maga a trovare i refusi! Però sono esperienze molto lontane dalla mia maturità professionale di adesso.
Serve tutto, ma c’è una strada che impari solo mentre la percorri e quella strada, per me, è la scrittura: come giornalista e come autrice.”

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con Maurizio Costanzo

4) Quale episodio, avvenimento, lettura o incontro ti ha fatto scegliere la strada della scrittura e del giornalismo?

“Le cose importanti avvengono in modo casuale (ma il caso non esiste).
Un mio amico e collega di Nuoro, Giuseppe Deiana, stava frequentando la stessa scuola di giornalismo della Luiss alla quale mi sarei iscritta anche io dopo di lui, e mi aveva suggerito di fare il test di selezione.
Scrivo da quando ero bambina. Il primo articolo su un quotidiano, che poi era L’Unione Sarda, è nato da una lettera che avevo inviato per protestare contro il medico dell’ospedale che mi aveva rinnovato il libretto sanitario senza nemmeno visitarmi (ai tempi, tra i tanti lavoretti, facevo anche la promoter nei supermercati).
Quella lettera piacque molto e il caposervizio di allora mi chiese di scrivere qualcos’altro.”

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con Renzo Piano

5) Per me sono molto importanti gli esempi di vita, sia in famiglia che sul lavoro, ma anche in altri contesti relazionali. Quali sono per te i buoni maestri e come li hai riconosciuti?

“Sul lavoro sono stati e restano grandi maestri molti miei colleghi, da Elisabetta Rosaspina a Luigi Offeddu del Corriere della Sera, da Emanuela Audisio a Natalia Aspesi di Repubblica. A parte quest’ultima, che è un monumento nel giornalismo di costume e società, gli altri sono persone che sono state e sono sempre molto generose con me.
Sono state importanti le donne che mi hanno dato l’opportunità di crescere: Barbara Stefanelli al Corriere, Marisa Deimichei a F, quando mi ha affidato la rubrica settimanale La forza delle donne.”

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con Sophia Loren

6) La tua attività di giornalista è anche molto focalizzata sul racconto delle donne e sulle loro storie raccontate nel blog «La 27esima Ora». Quali sono state le donne fondamentali della tua vita e cosa ti hanno insegnato?

“Non posso prescindere da mia madre, donna di una forza straordinaria e anche di una durezza spaventosa, estremi che ho imparato a comprendere e amare quando sono diventata adulta.
Come ho scritto nei ringraziamenti de “Le stelle di Capo Gelsomino”, se un po’ sono forte, se sono tenace, lo devo a lei, che lo è mille volte di più. Poi ci sono state le zie e le amiche: due su tutte, zia Cicci e Costanza.”
7) Come ti prepari per un’intervista e come ne esci alla fine? In cosa ti arricchiscono dal punto di vista umano e professionale i confronti con le persone a cui poni le tue domande?

“Mi preparo leggendo tantissime interviste fatte in precedenza, o le autobiografie, quando ci sono. Una buona intervista è fatta per metà dalle domande: le risposte dell’interlocutore sono stanze nelle quali tu hai chiesto di entrare bussando alle porte giuste. Mi emoziono sempre al termine di un incontro di persona, perché mi rendo conto del privilegio di fare il mio lavoro a stretto contatto con una umanità così varia e vibrante.”

Fabiola Gianotti
con Fabiola Gianotti

8) Hai detto “Il consiglio che mi do è di imparare a fermarmi prima di avere scaricato le pile! L’augurio, è di continuare a crescere, come donna, come giornalista, e spero anche come scrittrice.”
Dove trovi gli stimoli per crescere e per fermarti in tempo prima che il segnale della tua batteria sia rosso?

“Purtroppo, non sono molto brava a fermarmi in tempo e così ogni tanto mi ritrovo con le pile scariche, ecco perché avevo formulato quel consiglio!
Gli stimoli nascono dalla curiosità e dalla voglia di crescere e maturare: finché lo facciamo, siamo vivi.”

 


Voglia di crescere e maturare: riprendo da qui le fila dell’introduzione sulla strada che, per ognuno di noi, il tempo dipana.
Attaccamento alla famiglia, alle sue radici sarde, al passato e alle cose imparate dagli altri: in particolare da una madre dolce e severa allo stesso tempo. E poi la voglia di entrare in punta di piedi alla scoperta delle vite degli altri, per parlare di persone in “punta di penna” e dar vita a personaggi interiori che vivono sulla carta di un libro.
Elvira Serra ha chiamato a raccolta il passato e il presente per raccontarmi uno scorcio dell’intero dipinto della sua vita. Come accade nelle interviste, e come spesso accade anche nella vita, un incontro e uno scambio di parole aprono solo alcune delle tante porte possibili.
Ma evidentemente si tratta di spiragli importanti dai quali poter intuire, comprendere, immaginare. Si tratta di porte dalle quali cerchiamo di vedere meglio anche noi stessi, perché attraverso le storie di chi ci risponde cerchiamo tracce della nostra vita.

Porto con me ogni parola di questa intervista, come scia della stessa emozione che Elvira prova quando entra in contatto con quell’umanità varia e vibrante a cui pone le sue domande.
Porto con me una frase in particolare: “fertilità che diventa creatività e vita letteraria”.
E la porto con me perché è un’immagine che mi fa convincere del fatto che se offri sano nutrimento al tuo spirito e alla tua mente, sarai capace di scegliere la tua strada, di trovare la tua creatività, di dar voce alla tua vocazione e rendere fertili le storie interiori che porti dentro di te.

Grazie a Elvira Serra.

 

 

Laura Ressa

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Le immagini inserite all’interno del testo sono state gentilmente fornite da Elvira Serra


Copertina: Elvira Serra con Piero Angela

 

Scritto da:

Laura Ressa

Classe 1986 🌻 Digital Marketing Specialist & Web Writer 🌻 Frasivolanti