
Matteo Maino è giornalista e critico cinematografico per Movieplayer.it.
Di sé scrive: “Nato nel 1990, sin da bambino uso il videoregistratore come il mio giocattolo preferito guardando film in vecchie videocassette. La passione per la settima arte cresce così tanto da doverla studiare. Nel 2017 ottengo la Laurea Magistrale all’Università di Bologna con una tesi sul Superman di Zack Snyder. Tra i film preferiti ci sono Suspiria, Metropolis, La La Land e Io e Annie, lista che non cita Spielberg, Bertolucci, Bergman o Tarkovskij, ma se ho imparato qualcosa di questa vita da cinefilo è che non si smette mai di scoprire. Amare il cinema significa continuare a vivere con la sorpresa di un bambino mentre si guardano i film. Rimane ancora il mio gioco preferito.”
Ecco l’intervista a Matteo sul suo lavoro e sulle sue passioni.
1) Come e quando è nata la tua passione per il cinema poi diventata lavoro?

“A dire il vero non c’è una data precisa. Da che ho ricordi sono sempre stato più interessato ai film in videocassetta e al videoregistratore che ai programmi tv. Sin da bambino il cinema mi affascinava e ne cercavo di capire il meccanismo, i trucchi utilizzati, tutto ciò che non si vedeva sullo schermo, per intenderci. Poi, col tempo, la passione verso l’audiovisivo è cresciuta sempre più, tanto che sin dai primi anni di liceo non vedevo l’ora di iscrivermi all’università per studiarlo in maniera approfondita. Ancora oggi è rimasta quella scintilla, quella voglia di saperne di più, che mi permette di non essere mai stanco della settima arte.”
2) A quale film sei particolarmente legato per un ricordo specifico della tua vita?
“Questa è la classica domanda da un milione di dollari! Sono veramente troppi e sceglierne uno solo è un’impresa quasi impossibile, anche perché ogni visione, di quelle importanti, porta con sé un significato che rimane nel corso del tempo.”
3) Quanto conta la buona scrittura per fare una buona analisi di un film?
“Per l’analisi in sé conta limitatamente. Però credo sia essenziale per poterla comunicare a qualcuno e instaurare un dialogo, una riflessione, anche una semplice lettura. Il mio obiettivo è quello di risultare il più possibile chiaro nell’esposizione degli argomenti e dei temi che voglio trattare e per farlo è importante farsi capire. La buona scrittura, ad ogni modo, è qualcosa che non puoi definire da solo. Al massimo si cerca un continuo miglioramento tra quello che vuoi dire e trovare il registro giusto destinato al pubblico a cui vuoi parlare. Altrimenti rimangono solo parole.”
4) Quali aspetti principali osservi della costruzione di un film?
“Il cinema è composto da immagini in movimento, messe in sequenza tra di loro attraverso il montaggio. È l’aspetto che rende cinema il cinema. Credo che si sia un po’ persa la cultura dell’immagine e la comunicazione che avviene attraverso di loro. Ci si concentra molto sulla parola e su quella che viene considerata la sceneggiatura perfetta, perdendo di vista l’elemento primordiale del cinema. Mi interessa molto la maniera in cui il regista decide di parlare al proprio pubblico attraverso il visivo, ma mentirei se dicessi che un film funziona solo prendendo in considerazione un unico aspetto. Così come c’è bisogno di un’intera troupe per realizzare un film, così non si possono separare i vari elementi dell’opera. Forse è anche questa la cosa migliore del cinema: richiede la forza di un insieme.”
5) Per te il lavoro è anche una passione? In che termini?
“Assolutamente sì. Mi ritengo fortunato perché amo quello che faccio e credo che passione e lavoro possano procedere a braccetto, ma in un mondo ideale questa comunione non dovrebbe essere un’eccezione o questione di fortuna.”
6) Quali sono i tuoi hobby e in cosa ti aiutano anche nel lavoro?

“Gli hobby in qualche modo sono tutti legati al cinema (sì, sono parecchio monotematico). A volte mi ritrovo ad ascoltare colonne sonore, acquistare artbook o leggere saggi di approfondimento. In questo senso sono ancora molto legato all’acquisto dei supporti fisici, anche se sono consapevole che, in un’epoca di piattaforme streaming, sembra quasi anacronistico. Però sono ancora legato a quell’esperienza di visione e alla presenza dei contenuti extra, anche se -va detto- sono sempre più miseri.”
7) Chi ti piacerebbe poter intervistare e perché?
“Sarò sincero: le interviste non mi hanno mai interessato più di tanto, specialmente farle. Certo, mi piacerebbe volentieri chiacchierare con alcuni registi che amo, in maniera puramente informale, non tanto per chiedere loro qualcosa, quanto più per il semplice piacere di dialogare e conversare. Troverei più interessante sentire parlare David Lynch per due ore che porgli domande che non saprei porre.”
8) Cos’è per te l’etica?
“Rispettare, sia in campo umano che professionale. E non uso il verbo a caso, perché voglio sottolineare l’azione, più che il concetto.”
Grazie a Matteo Maino per aver accettato questa intervista. Il mondo del cinema mi incuriosisce e mi affascina e cercare di capirne di più attraverso l’esperienza di chi ne ha fatto un mestiere è un’occasione sempre interessante.
La settima arte non ci può lasciare certo indifferenti: in qualche modo ognuno di noi ha ricordi di vita legati a uno o più film.
Mi piace moltissimo la frase di Matteo “il cinema richiede la forza di un insieme”, frase che ho utilizzato anche per il titolo di questo post. Dà l’idea che ogni prodotto artistico possa essere considerato come la somma di tanti tasselli, tanti elementi e tante mani, tante storie e tanti volti che compongono un’opera e le danno vita.
Anche l’artista più solitario, per creare ha bisogno di qualche ispirazione o influenza nella propria vita. Ed è dunque da lì che passa la straordinarietà dell’arte, dal fatto che può essere di tutti, arrivare a tutti ed essere creata da tutti in forme diverse.
In definitiva, per me ogni opera richiede della forza di un insieme. E a volte i pezzi di quell’insieme agiscono nell’ombra e la loro influenza è un riverbero e un riflesso dell’opera stessa.
Buon cinema a tutti!
Con questa intervista vi auguro che troviate la passione e la forma d’arte che vi rinvigorisce l’anima e la mantiene ben rodata.
Laura Ressa
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Copertina: Photo by Samuel Regan-Asante on Unsplash
Le foto inserite nel testo e che ritraggono Matteo Maino, sono state gentilmente da lui concesse.