
Un giorno sprecato è un giorno in cui non riesco a trovare il tempo per scrivere neanche un testo, nemmeno un rigo, una frase o anche soltanto una parola o un pensiero balzato per la testa.
Ti sei mai chiesto cosa ti rende soddisfatto? Cosa rende ben spesa una giornata?
Non è la felicità fulminea delle grandi occasioni, quella che ti colpisce alla sprovvista e poi passa nel tempo di un battito di ciglia. Parlo della percezione di aver fatto il massimo che potevi fare per dare valore al tempo che hai.

Cosa ti rende soddisfatto a fine giornata? Aver guadagnato di più? Aver visto i tuoi figli crescere? Aver ottenuto consensi e promozioni sul lavoro? Avere una persona che ti ama?
Forse tutte queste motivazioni contribuiscono a costruire i nostri istanti di soddisfatta felicità, ma ognuno vive anche della propria dimensione intima, individuale e motivante in chiave creativa. Una dimensione che potremmo farci scivolare via quando pensiamo che i nostri interessi siano un gingillo da spolverare solo occasionalmente, come vecchie bomboniere chiuse a chiave in credenza.
Ognuno ha il diritto di coltivare uno spazio per scoprire nuovi lati di sé, per coltivare quelli già noti, per capire quanto ancora abbia da imparare.
Il riconoscimento sociale è una spinta che ci sprona ad agire (anche quando causa pressioni), ma ciò che ci fa chiudere gli occhi con la sensazione di non aver sprecato il tempo della nostra giornata possiamo forse cercarlo solo al di fuori di questa esigenza di riconoscimento. In una dimensione che sia lo specchio di una parte di noi, di quella faccia che in altre circostanze nascondiamo.
Mi riferisco alla sensazione di aver fatto almeno una cosa buona, un’azione utile, la sensazione di aver tirato fuori da noi parole per dar vita a un testo, di aver fatto qualcosa che per noi conti davvero. Qualcosa che resti, insomma, ma che non esista per il nostro esclusivo compiacimento: qualche traccia che ci faccia pensare di poter lasciare una scia di quel che siamo.
Una scia buona, s’intende. Ma anche le scie negative sanno rivelarsi utili.
È un pensiero egotista credere che le nostre tracce restino a qualcuno? No, perché non importa il numero di persone a cui rimarranno: quello che scriviamo, che facciamo o diciamo sono istanti sospesi per un tempo indefinito e potrebbero essere colti anche più in là nel tempo.
Gli affetti, in questo tragitto creativo dentro di noi, possono diventare motori di ispirazione se possediamo un talento, e in questo turbinio di scoperte in ogni frase può vivere un racconto che tenevamo segregato tra le righe per proteggerlo dai giudizi.
Intuizione e talento chiedono di essere ascoltati con pazienza, ogni parola chiede di essere custodita affinché possa sedimentare in noi.
Come in un balletto, le braccia e le gambe del nostro essere provano a combinarsi insieme per creare forme ogni volta diverse e sperimentare lo spazio e la fisica della mente, lo spazio e la fisica di quello che la nostra mente è in grado di produrre.

Cosa ti fa chiudere gli occhi a fine giornata con il pensiero che quella giornata non sia stata sprecata? A volte basta fare ciò che ci riesce meglio.
Per questo esistono gli hobby, le attività creative, la lettura, le passeggiate, la fotografia, tutto ciò che possiamo inventare per dare ossigeno alle ore che scorrono ad un ritmo a volte frenetico. Queste attività diventano attracchi dello spirito, istanti di noi racchiusi in un tempo che ci stringe nodi stretti. Fuggiamo dal tempo cercando zone personali al di fuori delle lancette, lo facciamo per dare un senso a quel che siamo e perché quel che siamo non si fermi al ruolo che ci hanno assegnato nella società o in un organigramma.
Abbiamo smania di qualcosa che vada oltre gli obblighi, abbiamo bisogno di allontanarci dall’istigazione alla perfezione, abbiamo bisogno di ricordarci che l’orologio non scandisce solo la lista della spesa o delle attività da portare a termine al lavoro, ma segna le ragioni per le quali siamo vivi.
Il tempo non ritorna ma finché ce ne resta possiamo provare a dare un suono alla nostra storia, un suono che sia composto dalle nostre mani sui tasti bianchi e neri e non da uno spartito che seguiamo a memoria.

Ognuno ha un luogo al quale appartiene, spesso più di uno. Per alcuni di noi quel posto è racchiuso in una persona, per altri in una storia da raccontare, nell’arte, nel cinema, nel teatro, nella letteratura.
Ognuno di noi cerca il proprio posto e a volte quel posto non si trova tanto lontano dal palmo di naso, a volte è vicinissimo ma per arrivarci serve calpestare molti chilometri.
Non voglio lasciarmi sfuggire l’opportunità di essere chi voglio essere.
Non voglio perdere di vista perché sono qui: per essere una persona viva fino in fondo, fino agli ultimi istanti delle mie lancette.
“Il teatro, il cinema, la letteratura, l’arte sono tutta roba superflua — vogliono farci credere — perché ci sono cose più importanti e quindi noi cosa possiamo dire di fronte a cose più importanti? Al confronto il teatro è niente.
Però, se ci pensate, il tempo libero non esiste ed è una grande baggianata, non fate la vostra giornata lavorando per poi entrare nel tempo libero. Esiste solo il tempo della vostra vita e nel tempo della vostra vita il teatro, il cinema, l’arte, i concerti fanno parte della vostra crescita, dell’identità di un cittadino. E allora tutto si capovolge.”
(Fabrizio Gifuni)

Laura Ressa
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Copertina: Photo by Ahmad Odeh on Unsplash
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