
Ci sono ricordi che si insinuano precisi nei discorsi che facciamo. Sono ricordi che tagliano i pensieri come fa la lama di un bisturi che agisce alla perfezione tra i lembi della memoria, ne scoperchia lo strato superficiale e affonda con la punta per estrarre qualcosa quasi sottopelle.
Certe immagini affiorano dal niente: quando parli, quando pensi nel vuoto, quando in mente non ci sono parole specifiche ma solo ovattati silenzi.
Ci sono ricordi che sono lame di bisturi ma non fanno male. La lama serve solo per cercarli meglio, affinché quando spuntano dai meandri siano copie identiche alle immagini originali che la mente ha conservato.
Ci sono ricordi taglienti perché tagliano i pezzi della vita in episodi, affettano i panetti della nostra storia perché quei piccoli singoli pezzi lievitino e ritornino in qualche modo a vivere con noi.
ricordi ripescati con il bisturi
Tra i miei ricordi ripescati con lama di bisturi, c’è l’immagine precisa dello spuntino che facevo a casa di mia nonna; ricordo persino dov’ero seduta quando me lo preparava.
Di varianti dello spuntino ce n’erano molte, a dirla tutta, ma quella che ho in mente da giorni è la variante tè con i crackers.
Ho sempre amato mischiare il tè con cibi salati: mi piaceva ad esempio inzupparci pure i taralli che ci portava nonno.
Se non avete mai provato ad associare al tè il salato, credo che dovreste provare. Di certo, oltre al sapore, l’effetto che più resta e che più mi piaceva da bambina era l’inzuppo e il conseguente spappolamento della materia solida nel tè.
il rito del tè secondo me
Il nostro rituale del tè avveniva in pochi gesti semplici.
Per prima cosa, nonna metteva a bollire l’acqua nel pentolino. Raggiunta la temperatura di ebollizione, versava l’acqua bollente nella tazza del servizio buono antico, che conteneva già il filtro del tè.
Io ovviamente ero già in postazione davanti alla tazza, in attesa di acqua bollente e crackers.
Nonna si raccomandava di aspettare un pochino prima di cominciare, per non farmi bere il tè troppo bollente. Mentre aspettavo la temperatura giusta osservavo soddisfatta la mia tazzona piena. Nel frattempo aprivo il pacco dei crackers e cominciavo a estrali uno ad uno, li spezzavo in due parti e li immergevo nella tazza bollente.
Finivano nella tazza anche le briciole contenute nella bustina.
Con il cucchiaino spingevo ben bene i crackers finché sul pelo del tè non spuntavano le prime bolle d’aria. Nel tè era immerso il contenuto intero del pacchetto e io mescolavo i pezzi con il cucchiaino cominciando poco a poco a mangiarli.
Partivo dal fondo della tazza, dai pezzi che cominciavano già vistosamente a spappolarsi per il tuffo bollente che gli avevo fatto fare. Ruotavo i pezzi sempre dal basso verso l’alto cercando di mangiarli a una consistenza che fosse a metà tra il morbido e l’appena croccante.
Di croccante in realtà restava ben poco in quei crackers, ma mi sembravano la cosa più buona del mondo. Finiti i crackers, cominciavo a bere il tè rimasto nella tazza, quel poco che non era stato risucchiato dai crackers.
Bevevo con soddisfazione. E alla fine raccoglievo con il cucchiaino i pezzetti più piccoli rimasti sul fondo.
Perché fissare le immagini del passato nella scatolina dei ricordi?
Per non farle scappare, è ovvio.
Perché anche questi ricordi estemporanei che raccontiamo al nostro collega, all’amico o solo a noi stessi, meritano un posto preciso. Per me questo spesso il posto ideale per raccogliere questi pezzi come fossero tasselli di un puzzle, come fossero i tessuti, le foglie, i bigliettini che gli artisti del disegno conservano per creare collage e illustrazioni.
la nostra vita è un quaderno illustrato
Forse per via del corso a tema che sto seguendo, mi sono convinta che le nostre vite siano riassumibili e raccontabili come fossero quaderni illustrati. Ad ogni pagina non deve per forza corrispondere un episodio preciso o una tappa importante. Gli elementi più belli e significativi sono quelli che si conservano nelle scatoline colorate: un fiore, un biglietto di auguri, un pezzo di tessuto della vestaglia di nostra nonna, un piccolo cimelio, una vecchia tazza per il tè, una bomboniera, un bicchiere.
Ogni elemento parla di una sensazione, di qualcosa che abbiamo provato in un certo momento, in una certa intersezione di eventi.
Perché, a farci caso, più che credere che la nostra vita si spieghi per eventi cruciali, dovremmo cominciare a paragonarla davvero a un quaderno illustrato dove le piccole cose hanno un senso più grande di quelle che definiamo grandi.
Oggi nel mio quaderno illustrato potrei fissare questo ricordo attaccando sulla pagina un filtro di tè e un pacchetto vuoto di crackers, disegnando accanto a questi due elementi il mio volto felice e la tazza antica del servizio buono.
E nel vostro quaderno illustrato quali immagini e cimeli mettereste?
Laura Ressa
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