un uomo e una donna immersi tra i libri

Quando leggo un libro ho difficoltà a concentrarmi, vorrei fare altre cose nel frattempo, il silenzio della lettura mi frastorna e mi rende inquieta anziché tranquillizzarmi. Credo che per chiunque si approcci alla lettura avvenga invece l’esatto opposto: la maggior parte delle persone si rilassa, si diverte, viaggia mentre legge o legge mentre viaggia. Per questi fortunati il mondo intorno per qualche ora, o minuto, scompare. Il tempo della lettura vissuta in questo modo diventa un tempo di splendore e meraviglia, di distacco ed emozione, di scoperta anche.

Non per me. Ad ogni nuova pagina io mi chiedo se abbia appreso e compreso tutto della precedente appena sfogliata via. E non mi do pace su questo punto, sembra che io mi ostini a voler leggere ogni libro come se il suo contenuto fosse oggetto di un esame finale.

Nella mia mente parte subito quella malsana premura di dover immagazzinare ogni concetto e ogni scena, come stessi studiando per un esame universitario o se dovessi ripetere quasi a memoria tutto il libro una volta finito. Si tratta forse di una sorta di ansia da prestazione: potrei anche aggiungere che è come se volessi raccontare il libro a chi non lo ha letto senza dimenticarne i dettagli.

Le ho provate tutte per superare questo scoglio, ho persino provato a leggere un libro che spiega come si dovrebbe leggere un libro. Alla fine ho pure pensato che non ci fossero speranze e che dovessi superare questo problema solo con molta pazienza e volontà di tenere gli occhi fermi sul foglio con calma e spensieratezza senza l’idea di dover memorizzare e ricordare tutto della trama, dei personaggi, dei significati nascosti o manifesti.

Ho pensato di non avere altra scelta e invece una sera ho chiesto al mio compagno: “Leggiamo insieme un libro ad alta voce?”

Lui ha accettato, e così la sera abbiamo cominciato a leggere un libro cartaceo ad alta voce. Due capitoli a sera: leggiamo ad alta voce un capitolo a testa, alternandoci.
Per questo esperimento siamo partiti dal libro “Il lavoro ben fatto” di Luca e Vincenzo Moretti e posso dirvi che comincio a sentire benefici tangibili. Provo meno ansia durante la lettura ad alta voce, controllo meno volte i numeri di pagina, ho meno fissazioni, è venuta meno anche l’idea che per leggere fin nelle viscere un libro sia necessario studiarlo a memoria.

Photo by Yoab Anderson on Unsplash

Il primo beneficio è sicuramente: fare qualcosa di bello insieme
La condivisione è un vero motore che ridesta le immagini sopite nella mente, porta a galla le emozioni della lettura, ti fa pesare le parole mentre le pronunci e ti fa dare la giusta intonazione. Perché chi ti sta accanto deve comprendere e capire ciò che stai leggendo e anche le intenzioni dell’autore.
Certo viene un po’ meno il fatto di immaginare la voce narrante del vero autore del testo, ma si può sopperire ogni tanto imitando quella voce. Purché non diventi scimmiottamento o recitazione, quelle sono altre cose. Qui parlo di lettura ad alta voce.

Il secondo beneficio della lettura condivisa ad alta voce è la possibilità di dare un tono proprio alle parole, di farle diventare reali, qualcosa di concreto, qualcosa che appartiene anche a chi legge.
Nella lettura ad alta voce le parole si materializzano, sembra diventino quello che definiscono. Da parole a oggetti, da parole a emozioni.
E di parola in parola la lettura fa scoprire sfumature nuove, le parole si plasmano tra le labbra di chi legge e non restituiscono solo l’idea dello scrittore ma assumono forme nuove a seconda dell’intonazione. Non sono più dell’autore a quel punto, diventano parole nuove setacciate dal filtro della voce: più o meno rotta, più o meno emozionata, più o meno divertita. Diventa tutto un gioco delle intonazioni che scegliamo di dare alle parole.

Il terzo beneficio è poter distogliere lo sguardo mentre l’altro legge. Poter immaginare mondi come quando la mamma ci leggeva le storie prima di dormire.
La storia quindi prende sembianze che possiamo dare solo osservando oltre il foglio. L’immaginazione si amplia, prende spunto dagli oggetti, dai ricordi. La mente, sollevata dal compito di stare sul rigo, spazia e plasma il materiale che fuoriesce dalle mani dell’autore e dalle labbra del lettore.

Il quarto beneficio: darsi un tempo preciso, un momento della giornata.
Che si tratti della sera, del mattino o del pomeriggio, la dimensione tempo assume una forma importante nella pratica della lettura condivisa. Entrambi i lettori/ascoltatori devono essere concordi sull’orario e sul tempo da dedicare alla lettura. Posso consigliare come momento migliore la sera, come durata direi lo spazio almeno di due capitoli completi.

Continuando nella lettura saprò raccontarvi altri benefici, insieme alla storia del libro “Il lavoro ben fatto” che sin qui ci ha rapiti e ci ha portati nella vita di Vincenzo Moretti, nei suoi valori, dritti al cuore delle sue idee e di quel sogno di lavoro ben fatto che in effetti spesso nella nostra Italia sa tradursi anche in realtà.


[post in aggiornamento]

Laura Ressa

Licenza Creative Commons
frasivolanti di frasivolanti.wordpress.com/ è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.


Copertina: Photo by Josh Felise on Unsplash

Scritto da:

Laura Ressa

Classe 1986 🌻 Digital Marketing Specialist & Web Writer 🌻 Frasivolanti