
Da qualche anno c’è un’abitudine social chiamata “best nine”, in voga soprattutto su Instagram, che consiste nel realizzare il 31 Dicembre un collage di 9 foto che rappresenti i momenti salienti dei 12 mesi appena trascorsi.
C’è chi in questa data fa bilanci, chi promesse, chi attende che qualche desiderio si avveri.
Non giudico questi modi di segnare una fine e tracciare un inizio, ammesso che il confine sia davvero così netto come crediamo e dipenda dalle date.
Tuttavia il nome “best nine” del giochino fotografico di fine anno per assonanza mi fa pensare alla parola “nein” che in tedesco significa “no”.
E se provassimo, quindi, a pensare ai migliori NO della nostra vita (più che del nostro anno)?
Disclaimer: rassicuro tutti gli “yes men” e ammetto che è buono e giusto dire anche molti sì, non c’è dubbio. Ma che male c’è, qualche volta e quando è necessario, assestare un bel no? Quanto può essere liberatorio per tutte le parti in gioco? Direi parecchio, o almeno questa è la mia esperienza.
Per inciso: con “no” non intendo grossi rinunce, troncature, fine di relazioni. In verità anche tutte queste cose rientrano nella sfera dei “no”, ma è in questo momento per me più interessante raccontarvi dell’utilità dei “no” quotidiani, quelli che ci fanno davvero crescere e comprendere noi stessi e gli altri.
E quali sono i “no” quotidiani? Eh, a saperli. Non è così facile individuarli ma se proviamo a ragionarci su, sicuramente troviamo il modo di tirarli fuori dal dimenticatoio. Quindi vi propongo questo nuovo gioco di fine anno: pensare a tutti i “no” che vi hanno fatto stare bene, che vi hanno fatto sentire liberi, che vi hanno tolto un macigno dal cuore o dalle spalle.
Dal canto mio penso, ad esempio, a tutte le volte che ho rinunciato a parlar male di una persona assente, alle volte che avrei anche potuto fare la furba e invece ho pagato il biglietto dell’autobus, a quando ho preferito dire la verità piuttosto che mantenere in piedi amicizie che non lo erano, a quando mi sono sentita assertiva e ho detto “no” perché qualcosa non rispettava la mia morale oppure a quel momento in cui non ero in grado di fare ciò che mi si chiedeva di fare.
Penso poi a tutte le volte che ho detto “no” alla più schietta sincerità, perché a volte le bugie bianche fanno bene ad alcune persone. Penso anche alle volte in cui ho detto “no” alla fretta di dare un giudizio su qualcosa, tappandomi la bocca o frenando la mano che stava per scrivere.
A molte, a tantissime cose a dire il vero, non so dire ancora “no”. Ma quest’anno, forse più che in altri, ho imparato davvero cos’è l’assertività e il rispetto di se stessi. Si tratta di una grande conquista che non dovete mai farvi rubare da sotto il naso.
Siate fieri delle tappe che avete raggiunto, ma soprattutto non credetevi né peggiori né migliori degli altri. Cercate di non fare paragoni, vi fanno solo male e lo dico per esperienza.
Credo che la più grande sfida, in questo tempo che ci espone al giudizio di chiunque, sia restare buoni ogni tanto a guardare lo scorrere del fiume, senza giudicare gli altri, senza giudicarsi indegnamente ma neanche lodandosi troppo.
Alla fine è tutta una questione di equilibrio. A volte lo perdi, altre volte lo ritrovi, altre volte ancora lo confondi con altro.
E allora vi auguro di collezionare tanti “best nein” e che questo non significhi supponenza o allontanamento dal mondo, ma saggia coscienza di quel che è giusto e di ciò che è sbagliato, di quel che vi fa bene e di ciò che invece vi fa male, a volte troppo male.
Chiudo questo post con una video carrellata delle interviste 2021 di Frasivolanti e con un grazie a chiunque mi abbia letto fin qui, a chiunque sia incappato qui per caso, a chiunque abbia pensato che scrivo bene oppure male, a chiunque mi ha regalato con generosità una parte del proprio mondo rispondendo alle mie domande.
A chiunque grazie, anche a chi qui approderà e, forse, resterà.
Laura Ressa
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