“Son tentata di scattare in ogni momento, nutrirei di memoria ogni sguardo che la realtà mi regala e mi infligge.”
Con queste parole Carmela Lovero, fotografa cresciuta con i reportage di guerra e lo studio fotografico Acidicolori, comincia a parlarmi della sua visione lasciandosi ispirare da un bicchiere di rosato e da una frittura di mare.
Di fronte al pesce fritto di solito penso a una visione differente dovuta alla fame: comincio a immaginare paranze volanti che mi si gettano addosso a branchie aperte.
Carmela intende però una visione diversa da quella famelica. La sua riguarda la fotografia e, in qualche modo, riguarda ognuno di noi e la voglia di buttar fuori il nostro vissuto più intenso e reale.

Mi parla del guardare e del vedere, della velocità della percezione e della lentezza nelle attese.
Il digitale mi alletta e facilita, velocizza e potenzia. Dentro una scena che mi coinvolge scatto certamente di più di quanto non facessi con la pellicola. Nasco analogica e raramente mi intaso di immagini, piuttosto le sposto, le dimentico, le consumo. 
Uso Instragram solo da quando mio nipote, un paio di mesi fa, ha deciso di iscrivermi.
Di fatto i social sono buone palestre anche per le fotografie, irrinunciabili, che compensano l’ansia da mostra e offrono visioni che vanno dall’interessante al pessimo. Riesco a fare una buona raccolta differenziata delle foto che vedo e smaltisco secondo coscienza.

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Foto di Carmela Lovero

Chiunque sperimenti la complessità di un processo creativo si rende conto di quanto lo strumento sia importante ma anche di quanto fondamentale sia il punto di vista di chi lo utilizza.
C’è chi usa la penna, chi si serve di una tastiera, chi di una pastiera, chi adopera le mani per modellare la materia e chi trova la propria forma di espressione in uno scatto.
Tutti gli strumenti hanno in comune l’intenzione di chi sta dietro al gesto creativo: la forza che muove la mano, l’intenzione che guida le dita, che dirige la pennellata, che orienta in un verso o nell’altro la bacchetta del direttore d’orchestra.
Faccio a Carmela qualche domanda e provo a farmi rapire dal racconto, a lasciar parlare il meta-testo tracciando un ritratto che ispiri visioni anziché dare risposte.


Dialogare con Carmela davanti al pranzo mi ha fatto ricordare che l’espressione di un pensiero parte dall’assimilazione e dalla focalizzazione, come quando si mastica e si digerisce.
Quando si racconta una storia, lo sviluppo della traccia vien quasi da sé dopo una prima fase di assimilazione e ricognizione e questo processo vale sia per le foto che per le parole.

In sostanza ci si chiede: Cosa voglio dire? Qual è il mio focus? Quale visione inedita posso offrire?
La digestione rappresenta ciò che avviene anche con le parole e con le immagini ed è una tappa che ognuno compie quando cerca la propria forma di espressione: fermarsi a digerire ciò che si è visto, ciò che si è letto, ciò che si è ascoltato.


Fotografare è un vizio

La voglia di una buona lasagna, la necessità di scrivere, l’urgenza di bloccare i ricordi e imprimerli in un’immagine sono modi per soddisfare un vizio personale.

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Foto di Carmela Lovero

La relazione tra il fotografo e lo sguardo fa scattare continue schermaglie con quel che accade intorno. La fotografia per me è la Patria della Curiosità e, nei più alti casi, il Trionfo della Sensibilità.
Sono fra chi scatta con gli occhi se non può fare altrimenti e istintivamente esercito curiosità e ritagli di attenzione a questo o a quel dettaglio.
È questo il mio vizio conclamato degli ultimi vent’anni e non prevedo un detox almeno per i prossimi venti. La mia è un’assuefazione totale.
Scrivo meno di quanto vorrei ma se fotografassi meno di quanto posso, ne soffrirei.

Un buon fotografo, o un buon autore/artista, attraversa ogni momento la grande acqua del suo stile e della sua identità.
Quanto più questi due elementi coincidono nel prodotto artistico, tanto più avremo buone immagini, libri pensanti, dipinti visionari, musiche vibranti.

La foto è un prodotto per tutti, ma uno scatto può ambire alla perfetta espressione di sé soltanto quando ci rappresenta e risponde a ciò che siamo, riuscendo a coinvolgere chi guarda.


La fotografia è grammatica. La fotografia è scrittura.

Ognuno di noi esprime sfumature diverse della realtà. Per lo stesso motivo anche un libro può suscitare indifferenza, sdegno o pianto a seconda della lente di chi lo legge.

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Foto di Carmela Lovero

In uno scatto cerco di raccontare una storia e mi misuro con i miei limiti.
Mille volte mi è capitato di dover scegliere un solo scatto tra i tanti che avevo fatto.
Limitarmi è difficile, ma imparare a selezionare mi mette ogni volta di fronte alla definizione della mia identità di stile.

La fotografia è un ring per allenarsi anche come autori. Una buona foto è come una frase ben scritta e scandita con un ritmo che suona e si espande. Un’emozione da tuffo al cuore quando la vedo o quando la scatto.

Ho riscritto più volte questa intervista, cancellando le frasi fatte e provando a trovare me stessa perdendo le intenzioni iniziali, trovando nuovi focus.
Ho parlato a Carmela di questa mia difficoltà e l’intenzione iniziale si è trasformata in un dialogo che ha cambiato forma mille volte.

La scrittura è un processo di crescita e insegna a misurarsi con i limiti.
Limiti imposti, limiti esterni, limiti di tempo e di argomento, limiti di scarsa conoscenza di sé o del tema.
Quando ti leggo non mi viene in mente un acquerello ma una densa pittura ad olio. A tratti squillante e iperrealista come certi quadri di pittori contemporanei“. Carmela ha colto una visione inedita anche in me.

Fotografare non è mai un esercizio istintivo e neanche la scrittura lo è.
La fatica più grande sta nel raccontare cercando il filo rosso e sforzandosi di non essere scontati o tradire se stessi.

Se si vogliono usare le parole solo per riempire un vuoto, meglio dirle o tacere?
Se si vuole riempire di immagini la scheda di memoria, meglio scattare o economizzare?

SPAZIO
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Le fotografie inserite nel testo sono la traccia dell’ultima serie su cui Carmela Lovero sta lavorando: le #dadaTrama che si rifanno a suggestioni ispirate al Dadaismo.
Qui altre suggestioni dada.

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Laura Ressa

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Scritto da:

Laura Ressa

Classe 1986 🌻 Digital Marketing Specialist & Web Writer 🌻 Frasivolanti