
Continua il viaggio nella salute mentale, argomento vasto che merita un approfondimento altrettanto vasto.
Stavolta una chiacchierata sul ruolo dell’arte come forma espressiva utile nei percorsi di cura e sul progetto “Radio Fragola Gorizia“, della cooperativa sociale La Collina, che realizza podcast e attività artistiche all’interno di un percorso di salute mentale.
Protagonista dell’intervista del 3 luglio alle ore 19.00 è stato Guillermo Giampietro.
Ecco di seguito alcuni passaggi del suo percorso professionale tratti dalla biografia condivisa sul suo canale Vimeo (https://vimeo.com/guillermogiampietro).
“Artista italo-argentino, nato a Rosario (Argentina) nel 1962. Nel 1979 crea il gruppo d’ arte sperimentale Cucaño, con il quale realizza un’ intensa attività di ricerca e allo stesso tempo di resistenza politico culturale durante il regime di terrore della dittatura militare, lasciando un’ impronta importante nella storia delle avanguardie artistiche argentine. Si trasferisce a Trieste nel 1989 dove partecipa attivamente al processo di deistituzionalizzazione dell’ex ospedale psichiatrico iniziato da Franco Basaglia, interessandosi particolarmente alla relazione tra arte e follia e dirigendo per anni il Laboratorio “P” di arti visive.
Da più di 20 anni realizza mostre e performance in Italia e all’estero (Argentina, Slovenia, Croazia, Stati Uniti, Spagna, Messico, Austria, Svizzera, Belgio), sempre attento al rapporto tra parola, immagine e suono, spazia dalla poesia e dalla pittura al video, dalle installazioni alle performance e al cinema, sempre nella ricerca di nuovi linguaggi.
Dal 2000 è curatore e ideatore, con Lara Baracetti, del programma radiofonico sperimentale Escuchame, prodotto dalla Inglobante Universale, in onda tutti i venerdì su Radio Fragola. Nell’ottobre del 2012 realizza per il Museo Reina Sofia di Madrid, Spagna, il video “Intervenciòn en la Iglesia” che fa parte di un’installazione documentativa sul gruppo Cucaño all’interno della mostra “Perder la forma humana”, un’immagine sismica degli anni ottanta in America Latina. A dicembre del 2014 partecipa al Venice International Performance Art Week. Nel 2015 realizza e dirige il film “Muffe il Film”.”
Ti lascio alla visione e all’ascolto dell’intervista a Guillermo. Ci vediamo più sotto per alcune considerazioni e riflessioni finali.
Il video dell’intervista (link)
Il podcast (Spreaker)
Guillermo Giampietro ama esprimere la sua passione per l’arte. Lo fa comunicando anche attraverso il volto, quello che infatti mi ha colpito di lui è la gioia con cui mi ha raccontato dei suoi progetti. Il volto era sorridente e giocoso durante l’intervista, come avrete avuto modo di constatare in video. Ma allo stesso tempo le sue parole erano piene di seria consapevolezza sul ruolo meraviglioso che la pratica dell’arte riveste nella vita delle persone.
Perché in fin dei conti è il processo creativo ad essere alla base di tutto: risultato e svolgimento di ogni processo di creazione. E creare insieme agli altri è evidentemente una delle forme artistiche più coinvolgenti e che portano frutti inattesi proprio perché realizzati insieme agli altri, in cooperazione e comprensione reciproca.
Come ha detto Guillermo, si impara più di quello che si riesce a insegnare o a trasmettere agli altri. La somma fa il totale, come direbbe Totò. Ma l’arte che nasce dalla cooperazione e dalla comunione di intenti è qualcosa che va ben oltre la somma. Si tratta di autentica moltiplicazione: di idee, prassi, tecniche, esperienze. Tutti questi elementi, messi in comune, danno vita alla pratica di creare e forniscono lo stimolo a farsi contaminare dalle storie e dai linguaggi altrui di modo che, alla fine, tutti portino a casa un bagaglio più ampio di quello con cui sono partiti. Il peso non conta e nemmeno, a questo punto, il risultato stesso dell’arte.
A cosa servirebbe infatti il prodotto artistico se fosse solo un modo per l’artista di nutrire il proprio ego e sentirsi dire “bravo”? Certamente una buona dose di egocentrismo e vanità nella vita può servire a raggiungere determinati standard oppure alla propria autostima, ma non è quello che fa la differenza sulla predisposizione all’azione. Nell’arte – almeno questo è quello che io ho recepito dall’intervista a Guillermo – il prodotto finale è solo una parte infinitesimale del tutto, la più evidente certamente ma anche quella che dovrebbe dare risalto e rivelare allo spettatore tutto quello che si cela dietro la tela, dietro il gesto artistico, dietro l’evidenza di quel che appare, si vede o si sente. Un mondo nelle retrovie che chi ha partecipato alla creazione conosce bene e può raccontare. Eppure anche il racconto stesso potrebbe essere riduttivo. Per conoscere l’arte e ogni segreto del gesto creativo, è necessario fare, mettere in pratica in prima persona la propria forma d’arte qualunque essa sia.
Innestata in questi discorsi, l’intervista è stata rivelatrice anche del progetto Radio Fragola Gorizia e di tutto il percorso che Guillermo ha affrontato insieme ai ragazzi che hanno dato vita alla radio, costola di Radio Fragola Trieste. Un prodotto che è il risultato di anni di fatica e impegno, e di cui non è solo il risultato in sé a dover colpire o a dover suscitare interesse. Grazie a Guillermo in questa intervista abbiamo potuto ribadire che certi progetti meritano di essere accolti e supportati in corso d’opera e non soltanto a cose fatte.
Dunque cerchiamo sempre di essere ricettivi, di avere occhi e orecchie aperti. Non solo quando si tratta di progetti in cui ci sono in ballo interessi economici e di potere o favori da scambiare ma anche – e direi solo, se questo fosse un mondo perfetto – quando si tratta di progetti genuini nati da persone genuine e con scopi nobili e valori elevati. Sarò un’inguaribile sognatrice, ma per me è questo ciò a cui dovremmo tendere tutti e aspirare. Tutto il resto ci sta portando infatti al baratro. Guardare solo ai tornaconti economici, politici e di potere ci sta conducendo velocemente e inesorabilmente allo sfacelo.
Con Guillermo abbiamo poi parlato anche dei pregiudizi, di come valutiamo gli altri in base alle etichette sociali. Di quanto l’arte abbatta anche le barriere delle differenze individuali. Nella società in cui viviamo, segnata profondamente dal sistema capitalistico, pensare che le differenze non esistano è rivoluzionario. Ma resta un atto e un pensiero limitato a pochi, che resta in un raggio invisibile e in direzione opposta rispetto a quella verso cui rema il sistema stesso e le sue vittime.
Non vorrei chiudere con un messaggio negativo, quindi aggiungo solo che anche io, come Guillermo, imparo dalle persone ogni giorno molto più di quanto avrei da dire o da mostrare io agli altri. E questo è un bene, perché vuol dire che la ricerca nel mondo potrà ancora continuare e che non abbiamo smesso, appunto, di cercare.
Laura Ressa
Copertina: immagine creata con Canva in occasione dell’intervista