ex manicomio Maggiano

Si è svolta sabato 15 luglio 2023 una delle tappe de “L’ULTIMA CHIAVE” Tour Esperenziale dell’ex Manicomio di Maggiano, Lucca.

Di seguito cito (estrapolando il testo dall’evento divulgato su Facebook) gli obiettivi e il significato di questo tour.

“La chiave dà il nome al tour con racconto scenico, ed è lo strumento originale che chiudeva porte e finestre del Manicomio. Un percorso emozionale nell’ex Manicomio di Maggiano, ideato e condotto dallo psichiatra Enrico Marchi; una passeggiata nel tempo tra psichiatria, letteratura ed arte con letture Tobiniane, performance musicali legate al tema della follia e alle esperienze artistiche di riabilitazione psicosociale svoltesi all’ospedale psichiatrico di Maggiano a Lucca negli anni ’60.

L’obiettivo è avvicinare le persone ad una memoria storica dimenticata, quello che è stato il Manicomio di Maggiano, la figura di Tobino e del Prof. Lippi Francesconi per diffonderne la conoscenza. Spiegare che cosa è la malattia mentale, cercando di abbattere lo stigma che ancora oggi circonda i malati psichiatrici. Il tour comprende un itinerario rievocativo nei reparti centrali, con narrazioni, interventi musicali e recitativi a cura de “MT6 ArtGroup”.
ll cortile della direzione, il chiostro del pozzo, i chiostri medioevali della divisione femminile e maschile, la sala dell’arteterapia, le antiche scale, la chiesa, il cinema, la camerata e le cucine, e la possibilità di visitare il piccolo museo “Stanze con vista sull’umanità”, con una guida della Fondazione Mario Tobino, sede degli spazi dove ha vissuto lo psichiatra-scrittore e dell’itinerario espositivo, dove sono raccolte testimonianze e strumenti legati alla storia assistenziale dell’antico manicomio.

Questo tour esperienziale diventa un momento attivo, vissuto anche sul piano affettivo, che permette di “portare a casa” non solo belle e suggestive immagini, ma anche emozioni e ricordi indelebili. È molto importante sottolineare l’arricchimento a livello culturale e personale e forse, ed è importante sperarlo, una maggiore consapevolezza del disagio psichico. Lo strumento scelto della narrazione scenica fa sì che la visita guidata coinvolga i 5 sensi, creando nei visitatori un coinvolgimento attivo attraverso le sensazioni e le emozioni che ciascuno prova ascoltando, guardando, toccando, cogliendo anche gli odori di quegli antichi luoghi.

L’Ultima Chiave è organizzata in collaborazione con la Fondazione Mario Tobino e USL Toscana nord ovest, e gestita dall’Associazione lucchese Arte e Psicologia A.L.AP. in partenariato con International Association for Art and Psychology, Società medico chirurgica lucchese, Archimede Aps, Centro studi e ricerche prof. Guglielmo Lippi Francesconi.”

Grazie alle associazioni coinvolte, agli organizzatori e alle splendide persone che hanno dato vita a questo tour: Enrico Marchi, Michela Panigada, Isabella Tobino, Mario Cenni, Simona Generali, Maurizio Micheli, Romina Malagoli, Manuela Crisanti, Daniele Micheli, Giulio D’agnello, Aldo Terigi, Marianna Perilli, Andrea Faver.

Grazie anche a Giacomo Doni, che era lì con noi a godere di questo tuffo in un passato che deve parlarci di storia e consapevolezza. Grazie a tutti per l’ospitalità che ho ricevuto, per il tempo passato assieme, per i libri che ho portato a casa, per il pranzo gustato in compagnia, per le chiacchiere che hanno arricchito ancora di più il mio primo vero tour all’interno di un ex manicomio.

23 ore di autobus in 2 giorni, 2 notti quasi insonni, 1646 km totali percorsi da Bari a Lucca (passando per Bologna per il cambio). Lo rifarei subito! Sono questi i viaggi che amo di più, queste le giornate che non si dimenticano! Quelle in cui alla fine la stanchezza è realmente annullata dalla felicità.

Auguro al tour “L’ultima chiave” e all’ex manicomio di Maggiano di continuare il loro viaggio nel tempo per mostrarsi a chi vorrà custodire questa memoria e avere nuove consapevolezze per agire nel presente e contribuire a ciò che sarà il futuro.


Alcune riflessioni, emozioni e tutto ciò che porto con me da questa esperienza a Maggiano

Mi sono messa in moto per il mio viaggio da Bari a Lucca di venerdì sera (14 luglio), alle ore 20 circa. Mentre mi dirigevo verso la fermata degli autobus, sono stata sorpresa però da una marea di traffico da ora di punta che, aggiunto al ritardo personale che avevo già accumulato, mi faceva presagire che probabilmente avrei perso il bus che l’indomani mattina mi avrebbe dovuto condurre a Lucca.

Non ci volevo credere, così ho cominciato a pregare che l’autobus fosse in ritardo. Sono arrivata alla fermata disperata, temendo che il mio bus fosse già partito ormai. Ho chiesto ad alcuni che sembravano in attesa ma nessuno sapeva darmi indicazioni, finché non ho visto due autisti della stessa compagnia del mio autobus e ho chiesto dove fosse quello per Lucca. Mi hanno confermato che era in ritardo ma che stava per arrivare. Ho tirato un gran sospiro di sollievo: quella che mi si stava prospettando come una vera tragedia, era in realtà un semplice ritardo del mezzo. Diciamo pure che stavolta ho avuto fortuna!

Ho atteso con impazienza circa una ventina di minuti finché finalmente è arrivato l’autobus. Ho mostrato il biglietto, sono salita con il mio zainetto e nessun altro bagaglio al seguito, ho preso posto vicino al finestrino e sono partita osservando da lì la mia città di sera, caotica come sempre e di colore quasi già scuro in cielo nonostante l’estate. Accanto a me era seduto un ragazzo con un accento che sembrava calabrese, mi ha offerto anche delle patatine all’inizio del viaggio ma poi non abbiamo scambiato parola. Ormai diffido degli sconosciuti in generale, e dunque anche con quelli incontrati sugli autobus evito di instaurare rapporti sociali, non si sa mai.

La nottata è trascorsa tranquilla. Nonostante le soste alle stazioni di servizio, qualche ora di sonno sono riuscita a racimolarla. Viaggiare in autobus di notte per me è sempre un’esperienza mistica, non so spiegare esattamente il perché. Saranno gli sguardi dei viaggiatori, l’atmosfera di attesa, la lentezza, le occhiate fuori dal finestrino anche quando è buio. Tutto questo mi trasmette un senso di bellezza e calma senza pari, il senso del tempo che scorre, della vita che avviene, delle ore che passano lentamente sotto le ruote.
Viaggiare di notte in autobus mi affascina.

Stordita tra il sonno e la veglia sono arrivata a Lucca l’indomani mattina, il 15 luglio alle 7.30, dopo 11 ore di viaggio. Avevo con me qualcosa per fare colazione, ho preso un caffè al bar accanto alla stazione e poi ho cominciato a passeggiare al fresco in attesa che arrivassero Enrico Marchi e Giacomo Doni con i quali mi sarei diretta a Maggiano per il tour esperienziale presso l’ex manicomio. Nell’attesa ho scoperto un posto affascinante, una libreria che è anche caffetteria e si trova nei pressi della stazione. Ho passato lì un po’ di tempo alla ricerca di qualcosa da leggere, acquistare o solo sfogliare. Mentre ero alla ricerca della lettura perfetta per l’attesa, il mio telefono ha squillato: era Giacomo che mi avvisava che lui ed il dott. Marchi erano arrivati.

Sono uscita dalla libreria e li ho trovati proprio sulla quella stessa strada. Giacomo e io ci siamo guardati da lontano e poi, venendoci incontro, ci siamo subito abbracciati. Non ci sembrava vero di vederci finalmente dal vivo dopo anni di comunicazioni soltanto digitali!

Siamo saliti in fretta in macchina e abbiamo raggiunto Michela Panigada (producer del tour esperienziale) a Maggiano, precisamente all’ingresso della struttura che ospitava il manicomio. Enrico e Michela hanno appeso alcune frecce direzionali in tratti strategici della strada per indicare il percorso d’ingresso ai visitatori. Dopodiché hanno allestito il banchetto dedicato alle registrazioni.
Dopo un giro di presentazioni con Isabella Tobino, presidente della Fondazione Mario Tobino, e con altre persone giunte per la visita guidata, il tour è iniziato con una presentazione introduttiva curata dal dott. Enrico Marchi e da Daniele Micheli che ci hanno illustrato alcuni cenni storici utili per comprendere dove ci trovassimo e quale fosse la storia di quei luoghi.

Foto di gruppo all’ingresso e via con il tour!

Da quel momento in poi le emozioni si sono susseguite e accavallate in un turbine difficile da riprodurre a parole.

Enumerare, quasi fosse un elenco di attività, tutti gli step del tour sarebbe riduttivo. Lascio la bellezza della scoperta specifica a chi (spero tanti) vorranno godere di questa esperienza unica. Qui voglio cercare invece di trasmettere, con l’aiuto di parole e immagini, quello che il tour a Maggiano lascia nel cuore, quanta fatica e abnegazione c’è nel lavoro fatto da organizzatori, attori, cantanti, artisti che animano il progetto.

I volti degli attori che si fanno sguardi persi nella malattia e nell’abbandono, le note musicali che scivolano soavi, i passi lenti di chi visita e ha paura di calpestare quei luoghi e di non esserne degno visitatore. La passione di chi questi luoghi li racconta. Sono solo alcuni dei tentacoli che amorevolmente si insidiano nell’anima di chi entra a Maggiano, elementi di un mosaico che intensamente si fa strada nelle nostre esperienze umane, che le abbraccia e le accoglie.

Quanto pesano quegli occhi che ti scrutano, che ti chiedono quanto resterai, se li salverai. Ti senti colpevole, provi vergogna. Non riesci a sostenere lo sguardo, non sai se piangere o distoglierlo e dimenticare.

E in quella vergogna, commozione, dolore e desolazione ognuno può vedere se stesso. Questo è il bello di un tour esperienziale come quello che si fa a Maggiano. La storia delle persone che lì vivevano diventa la nostra storia, la facciamo nostra perché sentiamo il bisogno di capire, di entrare nel loro mondo. Spesso quell’ingresso in un mondo di dolore si fa più lieve, in altri momenti si fa insopportabile e lacerante, dolorosamente insormontabile. Ma tutto ciò è indispensabile e chi si avvicina a Maggiano evidentemente lo fa per capire, per essere cittadino consapevole della storia, per scoprire le origini del proprio territorio o semplicemente per ritrovarsi in storie di dolore che sono storie di vita e che possono aiutarci anche a vedere le nostre vite sotto un’ottica e una chiave differente.

Non a caso si parla di chiave. L’ultima. Ma per chi visita potrebbe essere intesa anche come la prima chiave per scoprire un mondo che altrimenti resterebbe sommerso dall’ignoranza, dalla pretesa di poter dimenticare prima ancora di sapere e di voler vedere.

Una chiave serve per chiudere. Ma le chiavi servono anche per aprire, scoprire il sommerso, liberare gli altri e noi stessi dall’incuria del non sapere, dalla pretesa di poter vivere senza indagare e senza farci domande.

E allora in quest’ottica la chiave diventa mezzo indispensabile per aprire gli occhi sul mondo, su un passato che non deve causare nostalgia ma piuttosto consapevolezza e conoscenza. Una chiave anche per aprire il nostro sentire e il nostro vivere ad altri modi di vivere e a tutto quello che non possiamo capire.

Affacciarsi con delicatezza nelle stanze dell’ex manicomio di Maggiano vuol dire accogliere dentro se stessi il dolore e trarne insegnamento per il futuro, aiutarci a vedere il malato e il diverso come fonte di immensa ispirazione, come occasione di incontro e crescita individuale. Senza dimenticare che il malato e il dimenticato ha bisogno anche di noi e di una rete di aiuto consona per l’inserimento nel tessuto sociale.
Uscendo da Maggiano, dunque, non possiamo far altro che interrogarci, forse fare un’esame di coscienza per tutte le volte che abbiamo guardato con superficialità chi accanto a noi viveva una situazione cosiddetta diversa, dolorosa, di emarginazione. Non possiamo inoltre evitare di interrogarci su noi stessi, sulla vita che avremmo avuto se fossimo vissuti nell’epoca dei manicomi, cosa avremmo fatto di concreto e se non saremmo stati anche noi bollati come “matti” solo per un nostro pensiero che si discostava dalla cosiddetta norma accettata e socialmente desiderabile.

Quanto ancora oggi chi si discosta dalla massa viene bollato? Capita spesso, umanamente forse non siamo cambiati molto nonostante i progressi della scienza e della tecnologia.

Sono felice di aver intrapreso questo lungo viaggio in autobus. Sono felice perché il tour mi ha regalato vari momenti di pura commozione, abbracci sinceri, strette di mano di ammirazione e vera stima. Andare a Lucca di questi tempi è stata per me una reale boccata di ossigeno. Ho trascorso una giornata memorabile con persone che sanno dare un senso tangibile al proprio impegno quotidiano. Gli esempi positivi esistono, basta solo volerli ancora cercare e non solo dentro noi stessi ma anche al di fuori, in quel mondo che a volte definiamo cattivo ma che sa regalarci ancora fulgidi sprazzi di luce.

Ho riempito il mio zainetto di sorrisi, aria buona e pulita, libri e nuovi ricordi da raccontare e custodire.

A fine giornata ho abbracciato di nuovo i miei compagni di viaggio e salutato Maggiano, Lucca e il loro magnifico sole che mi ha curato un po’ l’anima da recenti ferite sociali. Tutto ha un senso alla fine. Questo viaggio mi serviva davvero più di quanto non pensassi prima di partire. E beato quel ritardo del mezzo che mi ha consentito di vivere tutto questo!

Maggiano mi ha accolta con amore e rispetto, e certamente mi condurrà ad altre occasioni di incontro anche in futuro. Le persone che ho potuto conoscere in questa circostanza, seppur per pochi momenti, mi hanno restituito un mondo nuovo, più pulito, intriso di un miracolo che si esplica nella conoscenza limpida dell’altro.

Sono tornata a casa con lo zaino più pesante (e anche leggermente scucito in certi punti), ma con un senso di leggerezza nel cuore che ha ridonato speranza proprio ai miei punti scuciti in cui ultimamente mi ero persa. Ho ritrovato me stessa nella visione di ogni ramo intravisto dal finestrino, in ogni albero sulla via ho visto il riflesso di vite nuove che ho incrociato, a ogni sosta ho respirato più a fondo, in ogni nuovo sguardo che attende di arrivare ho sperato nel futuro che saremo in grado di costruire, forse, se tutti remeremo insieme.
Un’altra notte in autobus è passata, stavolta le ore totali di spostamento sono state 12 ma non ne ho sentito il peso, solo un senso di gratitudine.

E in fondo ho capito che è vero quel che sostengono scrittori e poeti, e che certe volte pensiamo anche noi comuni mortali.

Si viaggia per arrivare, si viaggia per tornare. Per attendere un ricordo, per chiuderlo dentro noi stessi o trasformarlo.

Ma si viaggia anche, irrimediabilmente, perché tra l’andare e il tornare vogliamo vivere quel durante che sembra eterno.

Dedicato a tutte le persone che ho conosciuto a Maggiano e che spero di incontrare ancora!

Le foto della giornata (scatti miei e di Michela Panigada)

Laura Ressa

Copertina: la foto di gruppo scattata durante la tappa del tour del 15 luglio 2023 (Maggiano, Lucca)

Link utili:
ALAP – Associazione Lucchese Arte e Psicologia
Fondazione Mario Tobino

Scritto da:

Laura Ressa

Classe 1986 🌻 Digital Marketing Specialist & Web Writer 🌻 Frasivolanti