presepe manicomio pratozanino bruno galati

La storia che riporto in questo testo attraverso le parole scritte da Bruno Galati è il racconto di come tre persone (Bruno appunto, Tomaso Molinari e il dott. Arturo Arnone), insieme ai degenti del manicomio di Pratozanino, hanno dato vita nel 1984 a un presepe allestito e ambientato nei luoghi dell’ospedale psichiatrico.

Avevo già fornito qui alcuni cenni su questa straordinaria storia, ma ora si entra più nel dettaglio con il racconto diretto costruito sui ricordi ancora vividi di una persona che ha costruito la possibilità concreta di aprire le porte del manicomio all’esterno per mostrare al di fuori come si vivesse lì dentro.

Riporto dunque di seguito il bellissimo scambio che ho avuto con Bruno Galati sulla chat Messenger di Facebook. Bruno ha accettato di raccontarmi il suo coinvolgimento nella realizzazione del presepe e le emozioni che questa esperienza gli ha lasciato.

L: Buonasera Bruno,
innanzitutto ci tengo a ringraziarla molto per aver accettato la mia richiesta di amicizia! Forse si sarà chiesto chi fossi.
Sono arrivata a lei scoprendo, tramite Giacomo Doni e Maurizio Gugliotta, la splendida storia del presepe di Pratozanino e i racconti del compianto Tomaso Molinari. Ho terminato di leggere proprio in questi giorni il libro scritto da Molinari e sono rimasta emozionata e colpita dalla storia.
So che lei è stato fondamentale nella costruzione del presepe e quindi sarei curiosa di leggere la sua testimonianza, se avrà piacere di rilasciarla.
Come forse avrà notato, mi sta moltissimo a cuore il tema della salute mentale e cerco di trattarlo ascoltando le storie e le testimonianze di persone che con la salute mentale hanno avuto esperienze dirette o indirette. Quindi vorrei chiederle, le farebbe piacere raccontarmi la sua storia?

Bruno Galati:
Buona sera Laura, diamoci del tu.
L’avevo capito che ti stava a cuore il tema della salute mentale.
Volentieri ti racconterò il mio coinvolgimento nella realizzazione del presepe. Ti farò un resoconto scritto.

L: Raccogliere certe testimonianze è bellissimo e racconta di momenti di dolore che sono stati anche, per certi aspetti, costellati di momenti di aggregazione e comunione di belle esperienze pur in luoghi come il manicomio.

Bruno:
La storia inizia nell’anno 1982, quando un gruppo di operatori, medici e degenti del reparto 4 dell’ex Ospedale Psichiatrico di Pratozanino, situato sopra la cittadina di Cogoleto (GE), che dopo la legge Basaglia passa a Presidio Socio-Sanitario di Salute Mentale, decisero di trasporre l’annuale presepe dal loro padiglione in un locale centrale accessibile a tutti e a carattere permanente.
Il gruppo aveva come responsabile il Primario di reparto Dott. Arturo Arnone e come coordinatore l’infermiere specializzato Tomaso Molinari.
Scelsero i locali della ex tipografia situata nei fondi del padiglione 2 allora ormai completamente vuoto.
Decisero pure l’ambientazione del presepe: il quotidiano del manicomio nel periodo del suo apice, intorno agli ’60.
Qui mi limiterò a scriverti il mio coinvolgimento.

Ero a colloquio con la Dott.ssa Oelker, psicologa dei ragazzi pazienti della struttura Casa Famiglia. Discutevamo della progettazione del laboratorio di ceramica per i ragazzi e per i pazienti ancora ricoverati all’interno del Presidio. Si affacciò Tomaso a presentare la richiesta di disponibilità degli operatori e dei giovani ospiti della Casa Famiglia alla realizzazione del presepe. Fui coinvolto e pensa che, prima del colloquio con la Dott.ssa, la mia qualifica era operaio di 2° livello con mansione di aiuto giardiniere.
Un’altra premessa: con la mansione in cui operavo, avevo una conoscenza “esterna” di ogni Padiglione. E sì, vedevo i pazienti circolare liberi nei viali e pure uscivano dal Presidio, non avevo idea di come e cosa facessero i pazienti e operatori nei Padiglioni, come fossero strutturati gli interni. Comincia così la mia avventura.

Il gruppo di lavoro si era già costituito numeroso e avevano appena cominciato a porre le basi per l’allestimento.
Mi sono trovato a dover collaborare con operatori e pazienti che conoscevo di vista e come detto, senza cognizione della tematica che dovevamo rappresentare. L’inizio è stato di curiosità del gruppo nei miei confronti , non mi conoscevano e non sapevano le mie doti e ruolo che avrei avuto nel gruppo. Da parte mia, pure c’era curiosità e soprattutto timore di non essere all’altezza, ma non mi tirai indietro.
Dovevamo realizzare il presepe con materiale povero: stracci, legni, carta, fili di ferro, polistirolo e altro; soprattutto realizzare le statuine in cartapesta, tecnica che non conoscevo molto bene, ma imparai vedendo lavorare il gruppo molto affiatato e coordinato da Tomaso.
Legai bene col numeroso gruppo, imparai subito come preparare, montare e costruire archi, volte e intrecci con le canne per le gallerie e i molti quadri rappresentanti le cure, situazioni e metodi a cui i pazienti erano sottoposti.
Realizzando di volta in volta ogni singola rappresentazione, e sotto indicazioni di Tomaso, venivo a conoscere un mondo triste, angosciante e doloroso che non immaginavo e tuttavia spronato da Tomaso continuai a proseguire, mentre di giorno in giorno, il gruppo operatori e pazienti, si assottigliava sempre più.
A farli “fuggire” fu l’angoscia di rivivere sofferenze e situazioni che per la prima volta potevano guardare da una prospettiva esterna: quella vita solo apparentemente tollerata, quella miseria mai fino in fondo accettata. Del gruppo rimanemmo solo io, Tomaso e il Dott. Arnone. Io perché ne ero immune in quanto non lo avevo vissuto e quindi sono andato avanti nella realizzazione, che si è protratta in due fasi in due anni.

La prima fase consistette nel riempire il locale della ex tipografia con le scene della sola vita quotidiana dei pazienti, l’altra nel buttare giù il muro divisorio con un ampio salone e rappresentare, sempre in quadri e stessi materiali, le attività e strutture di lavoro di cui era dotato il manicomio.

C’erano anche alcune scene, chiamiamole “ludiche”, di festicciole, giochi e teatro. In ultimo il grande panorama di Genova sovrastato da un grande pannello in polistirolo e in rilievo: Cristo risorto.
Come detto sopra, il presepe è stato realizzato in due anni, iniziato nel settembre 1982 e inaugurato poco prima di Natale del 1984.
È stata un’avventura faticosa ma anche esaltante, in cui ero completamente immerso in un mondo di per sé particolare, lavorando fuori dal mio consueto orario settimanale e nei giorni festivi, preso da una frenesia di completare l’opera e quando mi veniva un principio di raffreddore (l’ambiente era umido), mi facevo procurare la tachiaspirina da Tomaso.

Sono alla conclusione, mi pare di essere stato esauriente. Se hai qualche domanda particolare, chiedi.

L: In aggiunta a tutto quello che hai raccontato, mi piacerebbe chiederti cosa ti ha lasciato nel cuore questa esperienza. In cosa è cambiata la tua visione sul manicomio? Cosa hai compreso in più sulle persone ricoverate e sui dipendenti coinvolti nella realizzazione? Quali emozioni ti ha lasciato nel lungo periodo?

Bruno:
Consapevolezza e più stima in me stesso.
È stata la sfida di pormi di fronte a un mondo che non conoscevo e grazie a Tomaso che mi ha fatto da “Virgilio” ho, nel tempo, avuto modo di accrescere e sviluppare a largo raggio le mie doti artistiche che non mi immaginavo di avere. Esistevano orrori mai immaginati, vittime inconsapevoli del “Sistema” del periodo e ho contribuito alla conoscenza di tutto questo.


Una testimonianza preziosissima quella di Bruno Galati, parole da custodire gelosamente per preservare la memoria storica di quei luoghi e di un tempo che deve farci sempre riflettere su quanto sia importante la dignità umana.
Ringrazio Bruno, e anche Tomaso Molinari e il dott. Arturo Arnone per tutto quello hanno fatto insieme a lui!

Per approfondire:

Il presepe monumentale dell’area manicomiale di Pratozanino

Anime di Cartapesta: il Presepe del manicomio di Cogoleto

Laura Ressa

Copertina: locandina realizzata con Canva

Scritto da:

Laura Ressa

Classe 1986 🌻 Digital Marketing Specialist & Web Writer 🌻 Frasivolanti