Un felice suono di bicchieri che tintinnano e di persone che parlano. Su un tavolino all’ingresso due tazzine di caffè si mostrano a chi entra, più in là qualche calice di vino scintilla tra le mani. Alle pareti mensole sovrastate da bei libri e poi copertine di dischi qua e là, vecchie macchine da scrivere poggiate più in alto, radio d’epoca in esposizione. E la scritta “Smile” che campeggia, gialla, su tutti noi e su ogni oggetto.
Poche parole per descrivere il setting e l’atmosfera. Ma ora faccio qualche passo indietro.

Crediamo nel coraggio del fare, del moltiplicare le gioie e dividere i dolori. Soprattutto se della nostra terra. Ci incontriamo per conoscerci parlando di imprenditoria, digitaleimpatto positivo sul territorio.

Sono queste le parole con cui si apre la descrizione degli incontri (meetup) organizzati nell’ambito del progetto Sud Digitale, una vera e propria community che si incontra a Bari presso Caffè Portineria ogni terzo mercoledì del mese e che coinvolge chiunque abbia voglia di affacciarsi, ascoltare, confrontarsi, prendere parola e relazionarsi agli altri.

Fondiamo le nostre scelte sulla condivisione in abbondanza, sull’ascolto senza giudizio in un cerchio della fiducia. Vogliamo creare un luogo di confronto dove le persone valgono più dei ruoli.

Le parole d’ordine che guidano questi incontri sono condivisionepassione e impatto sul territorio. A ideare e tenere unite le fila di questo interessante progetto di costruzione e confronto reciproco ci sono: Davide Angiulli, Founder Sud Digitale, Business Coach, Formatore, Podcaster e Iperattivo,
Novella Rosania, International MBA Candidate, TEDx Speaker, Docente e Consulente di Marketing,
Luca Pagliara, Brand Designer, Founder The Brand Identity e Community Manager Igers Bari,
Antonio Padolecchia, Digital Humanist, Change Agent, Esploratore, Multipotenziale, South worker, Networker.


Mercoledì 17 gennaio 2024

Sulla pagina web di Sud Digitale ho letto un concetto che mi è piaciuto tantissimo ed è il seguente:

Crediamo che le persone vengano prima del business. Se vuoi unirti solo per trovare contatti commerciali o opportunità da sfruttare, non è l’ambiente giusto per te.

Con queste parole che mi girano nella testa, piene di alte aspettative, mi accingo a partecipare al mio primo meetup di Sud Digitale, certa che si tratti di un’occasione da non perdere per confrontarci, riconoscerci, stringerci la mano, uscire dagli schermi entro cui siamo abituati ad osservarci. In definitiva per fare comunità nel senso più nobile e concreto del termine. Una possibilità che mi è mancata moltissimo e che ora sembra realizzarsi davvero.

Fuori piove anche se non fa troppo freddo. Io e mia sorella Anna entriamo da Caffè Portineria all’incirca alle ore 20.00. Sfiliamo rispettivamente cappuccio e cappello e cominciamo a osservare chi ci sia dentro. Nel locale, allestito sui toni del giallo e colmo di colore e di immagini affisse alle pareti, ci accoglie subito un bel tepore e una prima stretta di mano. La mano che ci stringe è quella di Davide Angiulli, una delle menti dietro al progetto Sud Digitale. Un sorriso rassicurante, calorose parole di benvenuto, una descrizione di come si svolgerà la serata e siamo già nel mood, ovvero già pronte ad accomodarci, sentirci un po’ a casa e cominciare a dialogare e a conoscere le altre persone.

Mentre prendiamo posto su un divanetto vicino all’ingresso, ci viene incontro anche Luca Pagliara, una conoscenza di lunga data anche per chi legge questo blog. Una persona che ho avuto il piacere di coinvolgere due volte su Frasivolanti e di intervistare a proposito di lavoro e di passioni da coltivare. Una persona che ha davvero molto da raccontare e che sa mettersi in ascolto sempre in modo premuroso, genuino, vero, onesto. Una persona che dovresti ascoltare e leggere! E di cui dovresti anche conoscere il grande lavoro che fa.

A seguire, dopo esserci sedute in attesa e ascolto di chi avevamo vicino, stringiamo la mano anche a Novella Rosania, altra mente di Sud Digitale insieme a Davide e Luca. Non abbiamo modo di dialogare molto con lei, a un tratto cominciano ad arrivare tante altre persone da Caffè Portineria ed è importante accoglierle tutte. Ciononostante di Novella riesco a cogliere la risolutezza, gli spunti interessanti che porta nel dialogo con il protagonista del meetup, l’ironia e la curiosità spiccata. Lei conduce il confronto con Michele Genovese, protagonista dell’incontro, guidandoci alla lettura del suo mondo interiore e della sua storia, spronandoci a mettere sul tavolo le nostre domande, trovando sempre una parola chiave da mostrarci per proseguire nella scoperta di Michele e di tutto ciò che della sua storia parla anche di noi.

In effetti è stata questa la chiave: ritrovare una parte di noi stessi nella storia e nelle parole di Michele Genovese, che è passato dalla professione di infermiere a quella di imprenditore (seriale).

Foto di damingo@glasgow da Flickr

Una serata particolare

La foto qui sotto, leggermente sfocata e imperfetta, non riesce a esprimere al meglio la perfezione dell’incontro di Sud Digitale. Un momento al quale, nonostante la mia atavica ritrosia e timidezza sociale, sono stata felicissima di partecipare.

Michele ci ha ispirato, ci ha raccontato la sua filosofia di vita e la disciplina personale che è necessario applicare a tutti gli ambiti in cui ci esprimiamo come individui e come collettività.
È stato un racconto straordinario, un momento di condivisione che ha mosso qualcosa di forte in me. Le mie sensazioni riecheggiano oggi e si trasformeranno domani, assumeranno senza dubbio altre forme anche in seguito.


Cosa mi lascia dentro tutto questo?
E cosa potrebbe lasciare anche a te, se ti andrà di partecipare al prossimo incontro.

Potrei limitarmi a tirar fuori la solita solfa della gratitudine, che ormai potrebbe apparire quasi scontata, se non addirittura fasulla. Eppure la gratitudine deve esistere, non va data per scontata né dimenticata in un angolo buio della mente. A volte infatti non ci accorgiamo di quante opportunità questa vita ci riservi: opportunità di conoscere gente nuova, di sorridere, di essere nel luogo in cui vogliamo essere, di vivere e respirare, di avere un piatto sulla tavola, di poter vedere il mare.

Ad un certo momento della serata, prima che iniziasse il racconto di Michele, si è seduto accanto a me sul divanetto Mauro, persona socievole e dai mille talenti. Ha cominciato con naturalezza a parlarmi dei suoi interessi, a chiedermi di me, chi sono, cosa faccio nella vita e cosa mi piace fare. Lo scambio è stato spontaneo, istantaneo, come una fotografia scattata mentre siamo sovrappensiero e che riesce a cogliere ogni angolo del nostro animo oltre che del nostro volto. Mauro si è lasciato conoscere, si è raccontato, mi ha fatto scoprire cose che non sapevo. E io l’ho accolto con il migliore sorriso che potessi avere, aprendogli la porta del racconto di me, certa che mi stavo arricchendo, certa che quel dialogo fosse lo scambio ideale, per come intendo io uno scambio sano tra persone. Quel tipo di scambio e di socialità, cioè, che non ha bisogno di secondi fini e che non si regge sull’esito finale della comunicazione ma che vive nel momento e che nel momento si esprime e fiorisce.

Mauro sorseggia il suo calice di vino rosso mentre ascolta Michele Genovese che dialoga con Novella al centro pista di Caffè Portineria. Siede accanto a me e riesco a osservare con un non so che di poetico il gesto di brandire il calice per portarlo alla bocca e l’atto di ascoltare. Attorno a me, oltre a mia sorella, ci sono tante altre persone che gremiscono il locale e lo animano con curiosità e con un certo trasporto. Cerco di osservare gli altri con la coda dell’occhio, alcuni sono visi conosciuti e altri no. Tutti ascoltano, sorridono, bevono, si osservano e si guardano intorno. Cerco di affacciarmi dal divano per vedere meglio i volti di chi interviene per porre una domanda a Michele, ma il fatto di non riuscire a vedere bene chi stia ponendo le domande mi fa concentrare ancora di più sulle parole. E concentrarmi sulle parole mi aiuta a tirare le somme di una serata diversa dal solito e ispirante.

Non è piaggeria, non si tratta di commozioni facili o di buoni sentimenti un tanto al chilo, come si è soliti dire.

Quando ho la possibilità di passare serate come questa, sono realmente grata e felice. Grata perché l’esercizio della gratitudine ci aiuta a discostarci dal cinismo che questa società vuole inculcarci a forza di schiaffi in piena faccia, e felice perché: cos’è la felicità se non ritrovarsi con le persone e ascoltare belle storie che ci aiutino a trovare la nostra chiave?

Che sia perduta o ben salda nel suo mazzo, avere la nostra chiave ci permette di essere chi vogliamo essere, di non limitarci a seguire le mode ma a sceglierci la vita che vogliamo, naturalmente nei limiti di quel che possiamo scegliere in questa vita. Soprattutto credo che incontri come questo ci riabituino a ritrovare il senso di comunità, purtroppo perso ormai nell’individualità e nei rapporti di mera superficie.

Ritrovare il senso di comunità vuol dire fare. E fare significa organizzarsi per incontrarsi di persona, per confrontarsi, per raccontare una storia o anche “solo” per ascoltare. Fare comunità vuol dire trovare un luogo di aggregazione e parlare di vita, di arte, di cinema, di noi stessi, di quello che ci piace e che non ci piace di questo mondo, di quello che ci piacerebbe fare e costruire per migliorarlo. E poi significa anche imparare di nuovo ad ascoltare chi abbiamo di fronte, non con l’obiettivo di elaborare la risposta che dovremmo dare in seguito ma per quella reale curiosità di scoprire cosa l’altro ha da insegnarci.

Troppo spesso mi chiedo cosa io debba rispondere quando qualcuno mi parla. Alle volte mi vengono fuori delle frasi onestamente inutili e anche un po’ imbarazzanti. Dovremmo fare tutti un po’ pratica di silenzio, soprattutto quando qualcuno ci parla. Ed è questa un’altra bella scoperta che ho fatto il 17 gennaio da Caffè Portineria: non devo avere per forza qualcosa di interessante da dire. Devo esserci, essere presente a me stessa, ascoltare, leggere fra le righe, domandare e poi di nuovo ascoltare, avere le orecchie e la testa ben aperti. Il resto vien da sé.

Foto di Tom da Pixabay

Ci vediamo al prossimo meetup di Sud Digitale, spero di vedere anche te che stai leggendo e che, magari, avrai voglia di commentare qui sotto questo racconto.

Complimenti ai bravissimi Davide Angiulli, Novella Rosania, Luca Pagliara e Antonio Padolecchia per questa idea che, ne sono certa, saprà mantener fede a se stessa e ai suoi nobili propositi e presupposti 😍

Per partecipare, vai qui!

Laura Ressa

Copertina: Foto di Luca Traversa da Flickr

Scritto da:

Laura Ressa

Classe 1986 🌻 Digital Marketing Specialist & Web Writer 🌻 Frasivolanti